La prima messa in pratica di questo principio si ebbe con il Cartello Phoebus, produttore di lampadine che fece in modo che le proprie lampadine avessero una durata di circa 1.000 ore, al termine delle quali avrebbero dovuto smettere di funzionare. Dal punto di vista del mero profitto è un’idea sicuramente vincente, tant’è che oggi è entrata a pieno titolo tra le strategie di marketing più proficue, ma lo stesso non si può dire per l’impatto ambientale. Perché prodotti che si deteriorano prima significano sì più acquisti, ma anche molti più rifiuti.
Non è un mistero che al giorno d’oggi l’umanità produca molta più spazzatura di quanta riesca a smaltirne, e lo stesso racket dei rifiuti ha interessato attivamente anche le mafie, tant’è che oggi sotto il nostro suolo vi sono moltissime discariche abusive non segnalate, alcune molto pericolose per la salute come ad esempio la cosiddetta Terra dei Fuochi situata in Campania. In questi casi l’interramento indiscriminato per nascondere lo scempio continua a provocare effetti devastanti sull’ambiente e sulla popolazione.
Senza dimenticarci l’effetto domino prodotto dall’agire in maniera così folle e scellerata sull’ecosistema nel quale viviamo e siamo attivamente inseriti: animali e piante avvelenati significano non solo sofferenze estreme per la Natura, della quale facciamo parte, ma anche cibo ed aria inquinati che ogni giorno distruggono anche la nostra salute. In altre parole, nel nome del profitto di pochi stiamo letteralmente distruggendo la salute dell’intero pianeta, compresi noi stessi. Ed in tutto ciò, mentre ci avveleniamo lentamente producendo un futuro di morte per i nostri figli, osanniamo coloro che continuano a lucrare su tutto questo. Ma ne vale davvero la pena?