Queste 6 regole di etichetta giapponesi fanno impazzire gli occidentali (1 / 2)

Queste 6 regole di etichetta giapponesi fanno impazzire gli occidentali

Il Giappone è una terra meravigliosa, nella quale tradizione e modernità si sono fuse in maniera eccezionale come forse in nessun’altra parte del mondo. Proprio per questa ragione, nonostante il Paese sia oggi tra i più tecnologicamente avanzati del pianeta, perdurano ancora antiche usanze che mandano letteralmente fuori di testa molti occidentali. Un esempio? Chi entra per primo in un ascensore vuoto ne diventa il “capitano” e, per ragioni di cortesia, è tenuto a mantenere la porta aperta finché tutti non sono entrati e a far rispettare il flusso fino a quando non saranno usciti.

Una delle cose che gli anime ci hanno insegnato sul Giappone e sui giapponesi, è che per loro non è sufficiente chiamare le persone per nome: c’è bisogno (specie in casi formali) di aggiungere un appellativo standard di cortesia per ragioni di etichetta. Il suffisso -san è sicuramente il più conosciuto, ma ce ne sono moltissimi altri: -kun è la versione di -san più informale ed utilizzata tra amici, -chan è un diminutivo vezzeggiativo, -sama corrisponde pressappoco al nostro “signore” (nella sua versione più onorifica) o al “lord” di matrice anglofona. Il suffisso -senpai è usato per compagni di corso più anziani mentre -kohai è il suo opposto; -sensei è il titolo per maestri, professori, dottori, politici e figure di autorità mentre -shi è un suffisso di scrittura formale.

Le metropolitane giapponesi delle grandi città sono straordinariamente congestionate, ma anche qui tutti rispettano una rigida etichetta che vieta di parlare agli sconosciuti, tecnicamente è considerato scortese persino parlare al cellulare, ed è severamente vietato fissare altre persone.