Olimpiadi di Tokyo, distrutte le bici della Nazionale afgana: “Siete donne, per voi niente Giochi” (2 / 2)

Secondo molti afgani, se una donna decide di andare in bici è perchè vuole dare scandalo e disonorare la propria famiglia: salire su un sellino, così come tante altre cose che per noi sembrano la normalità, viene visto come una provocazione sessuale.

A causa di questa mentalità, le ragazze di Rukhasar non potranno portare la loro bandiera ai Giochi Olimpici di Tokyo.

Per qualificarsi le 5 atlete avrebbero dovuto sostenere ad alcune gare, ma le loro bici, ricevute in dono dalla giornalista statunitense Shannon Galpin, erano state danneggiate.

A quel punto Fazli Ahmad si era appellato all’Uci (Unione Ciclistica Internazionale) affinchè aiutassero le cicliste del suo paese, ma le nuove bici – nonostante le promesse – non sono arrivate.

A riaccendere la speranza negli occhi delle atlete afgane è stata l’Italia:

Renato Di Rocco, presidente della Federazione Ciclistica Italiana e vice presidente della Uci, ha deciso di sostenere il loro progetto: “L’Italia e la nostra federazione saranno in prima linea per aiutare queste atlete. Le aiuteremo ad ottenere i visti in modo che possano arrivare in Italia dove le aiuteremo con gli allenamenti. Le aiuteremo anche a chiarire i motivi per i quali la nazionale afgana non ha ottenuto i pass per Tokyo”.

Malika, Frozan, Zahra, Zhala e Rukhsar hanno deciso che non abbasseranno più la testa e che lotteranno in tutte le sedi per la loro libertà e per quella delle donne del loro Paese.