Olimpiadi di Tokyo, distrutte le bici della Nazionale afgana: “Siete donne, per voi niente Giochi” (1 / 2)

Olimpiadi di Tokyo, distrutte le bici della Nazionale afgana: “Siete donne, per voi niente Giochi”

Erano quasi riuscite a realizzare il loro più grande sogno: rappresentare il proprio Paese in un evento così importante come le prossime Olimpiadi di Tokyo. A mettersi di traverso, però, è stato proprio il loro Paese, l’Afghanistan, che le considera un pericoloso modello. Il sogno di Malika, Frozan, Zahra e Zhala si è interrotto in un modo vergognoso: quelle biciclette che avevano permesso loro di scoprire la libertà sono state distrutte in mille pezzi da chi considera l’emancipazione femminile qualcosa da contrastare a tutti i costi. 

Nonostante la protezione offerta loro dal presidente della Federazione Ciclistica afgana, Fazli Ahmad Fazli, alla fine la mentalità di parte della popolazione ha prevalso.
Quel vile gesto ha distrutto anche un altro sogno: quella della loro allenatrice, Rukhsar Habibzai, che a soli 22 anni è riuscita a creare una rete per dare sostegno alle cicliste di tutto il Paese, che sono 75.
Tra i suoi obiettivi non c’era solo quello di vedere il suo team alle Olimpiadi. Rukhsar vorrebbe contribuire a cambiare la mentalità della sua gente, che purtroppo vede di cattivo occhio una donna che va in bici.

Quello che è la normalità per le donne occidentali, in Afghanistan è ancora un tabù: “Anche io ho un sogno – ha spiegato recentemente la giovane allenatrice – vorrei che il ciclismo diventasse parte integrante della nostra cultura. Vorrei vedere le nostre ragazze pedalare felici senza paura, sarebbe bello. Vorrei che a tutte le donne venisse data la possibilità di allenarsi e gareggiare. Vogliamo metterci alla prova e vincere competizioni importanti”