Non fatevi ingannare dalla loro bellezza: queste piante sono tra le più velenose al mondo (2 / 2)

Eccoci arrivati al cospetto dello stramonio comune, una pianta solenacea che, come tutte le solenacee, presenta una concentrazione di alcaloidi che nel suo caso è elevatissima. D’altronde tutte le piante del genere “datura” hanno questa mortale peculiarità, tant’è che veniva un tempo ampiamente sfruttata per gli omicidi e per commettere suicidio. D’altro canto le sue foglie fumate venivano anche sfruttate come rimedio per l’asma bronchiale, almeno fino a quando non furono evidenti le controindicazioni relative alla dipendenza ed ai pesantissimi effetti collaterali.

Proseguiamo nel nostro viaggio tra le bellezze mortali della flora scoprendo la Heracleum mantegazzianum, nota anche come Pànace di Mantegazza o Panace gigante, una pianta caucasica che potrà farvi passare dei momenti davvero terribili anche soltanto sfiorandola lievemente per errore. La sua resina è straordinariamente urticante e si attica per fotoesposizione: se i raggi UV la colpiscono ed è sulla vostra pelle, inizierà ad agire provocandovi bolle ed ulcerazioni di elevata gravità, che potranno facilmente lasciare cicatrici permanenti sul vostro corpo. Per quel che riguarda gli occhi, sono sufficienti pochi residui a causare ciecità permanente. Insomma, è una pianta dalla quale è meglio tenersi alla larga, specialmente nei giorni di sole!

Ci congediamo mostrandovi la bellezza della aristolochia clematite, una pianta che purtroppo, alla piacevolezza visiva, non fa seguire emozioni altrettanto godibili dal punto di vista olfattivo. Al momento della fioritura emana infatti un pesantissimo odore di carni in putrefazione, necessario però a richiamare gli insetti che andranno ad impollinarla. Sebbene anch’essa venisse un tempo usata in medicina, nella fattispecie per accelerare il parto, oggi sappiamo che la sua assunzione è direttamente collegata a numerosi casi di collasso renale. Insomma non solo puzza da far schifo, ma può pure ammazzarci! Meglio guardare e non toccare.