La storia di Paola, costretta ogni anno a certificare di essere viva per poter incassare 75 euro di pensione (1 / 2)

La storia di Paola, costretta ogni anno a certificare di essere viva per poter incassare 75 euro di pensione

L’umiliazione che è costretta a subire la donna 87enne per incassare una pensione poco meno di 75 euro, è senza precedenti.

A Milano una signora di 87 anni è costretta ogni hanno a rilasciare un certificato che dimostri di essere in vita, per poter riscuotere una pensione mensile di meno di 75 euro. Una cifra folle che mai nessuno potrebbe riuscire a sopravvivere nel nostro Paese. Talmente bassa che l’importo dovuto all’87enne si riduce semplicemente ad una serata al cinema e una cena con il vino escluso. 

La signora Paola non ne può più della burocrazia che gira attorno alle pensioni integrative, la cosa che la fa sentire umiliata è il fatto di dover dimostrare ogni volta di non essere morta per riscuotere la misera pensione integrativa di 74,25 euro del marito. Proprio alcuni giorni fa la signora Paola ha voluto sfogarsi con il Corriere della Sera che ha trovato la vicenda abbastanza assurda: “Ho 87 anni, mi sento ancora bene e trovo umiliante questa trafila per una modesta pensione integrativa.”

La signora è un ex insegnante e proprio per questo motivo descrive la sua vicenda citando Pirandello, Kafka e altre letture che ha insegnato a scuola riguardanti casi surreali di confusione e metamorfosi. La pensione integrativa che percepisce è dovuta grazie all’adesione del marito sui fondi integrativi pensionistici. All’epoca era un dirigente bancario presso la BNL, e proprio nell’istituto in cui lavorava che il marito della signora Paola aveva fatto richiesta sulla pensione integrativa.