La lettera del pediatra: “I piccoli migranti cos’hanno di diverso dai bambini thailandesi da salvare?” (2 / 2)

In una lettera al Corriere, il medico si è espresso così: “Mi chiedo che cosa abbiano di diverso i bambini thailandesi bloccati da giorni nelle grotte rispetto ai piccoli migranti che vagano nei gommoni nel mediterraneo, in attesa anch’essi di essere salvati. Che cosa scatta di diverso nella psicologia di noi occidentali? Perché mentre il primo caso sollecita in tutti noi il tifo per il salvataggio, il secondo in vari strati della popolazione non attiva gli stessi meccanismi paterni e materni di solidarietà e vicinanza?”.

Che poi continua: “Non siamo forse padri e madri anche dei piccoli africani in fuga e disperatamente in cerca di accoglienza allo stesso modo dei giovani thailandesi la cui vicenda da giorni ha mobilitato tutto il mondo per il loro salvataggio? Forse perché in questo ultimo caso all’uscita del tunnel una casa lontana che non è la nostra li accoglierà? Madri e padri che in ansia li aspettano li riabbracceranno e dunque non coinvolgeranno da vicino le nostre vite e le nostre case”.

Una conclusione che è un ottimo spunto di riflessione per CHIUNQUE: “Come umani dovremmo sapere ricercare nel profondo di noi stessi i sentimenti di paternità e maternità per ogni piccola creatura sofferente nel pianeta, anche se questa è più vicina e per questo apparentemente più minacciosa”. Nulla da dire, davvero. Chi ha un minimo di sensibilità riuscirà ad immedesimarsi nelle sue parole e capirà che alla fine non esistono vite di Serie A e di Serie B.