La lettera d’amore di Barbara per suo marito: “Sono disabile ma tu resti…” (2 / 2)

Da una parte c’è il destino, contro cui si può fare poco, che ha ‘fermato’ Barbara, dall’altra c’è il marito che ha deciso, per sua volontà, di rimanerle accanto: “Io non posso camminare per fato, tu non ti allontani per scelta. Ma non è un sacrificio, mi dici, è la mia vita con te. Mi hai sempre detto che il tuo innamorarti di me è stata una non scelta. E forse tutti gli amori lo sono, delle non scelte. Ci ritroviamo innamorati, e basta. Come un’infreddatura o una vincita al lotto. O un fiore che raccogliamo senza pensarci. O quando guardiamo il mare e ci sentiamo bene. Accade, nient’altro”.

“Poi si diventa due, si perde l’unicità che ci ha reso indipendenti e forti fino a poco prima e abbiamo l’altro affiancato a noi, separato ma indispensabile. La gente non sa la responsabilità e la dedizione dell’essere indispensabili, perché viviamo in un mondo in cui si ripete sempre la frase “Tutti necessari ma nessuno indispensabile”. Sembra una frase vera e invece è solo cinica ed esprime il terrore del bisogno di un altro per sentirsi completi, qualunque cosa essere completi significhi e comporti”.

Il finale è commovente: “Ognuno lo è a modo suo. Io lo sono con te, anche quando deraglio, o lo fai tu. Perché anche questo accade stando insieme, amandosi. Ma io i tuoi occhi su di me, sulle mie fragilità li sento sempre. Come sulle mie invincibili battaglie. Tu ci sei. E io ci sono, non perché non potrei fuggire – chi lo dice che non potrei farlo? Sono mille le vie di fuga e non richiedono gambe buone per essere percorse. Io ci sono perché ci sei tu. Siamo comici? Teneri? Ridicoli? E a noi che importa? Sono nostre le ore, il cielo, il mare, i segreti, le parole, i silenzi. Nostri, uomo mio. Teniamoci stretti”.