La confessione shock di Michelle Hunziker: “Io prigionera della setta di Clelia. Ecco come mi ricattavano” (2 / 2)

Ma questo era solo l’inizio: i membri della setta di Clelia si ritrovavano per la cosiddetta cena del venerdì, durante la quale si eseguivano rituali appositi per chiedere forza a spiriti e defunti, ma era già chiaro a quel punto che Michelle Hunziker fosse finita in una brutta situazione. Anche la madre della presentatrice all’epoca mandò un suo socio per indagare sulla setta, ma questo ne finì immediatamente reclutato. Durante gli anni del successo televisivo, la setta di Clelia convinse Michelle che il suo trionfo non era dovuto alle sue capacità, ma alla guida illuminata del gruppo stesso.

La stessa Clelia le intimò di passare il Natale da sola lontana da suo marito e da sua figlia, e così Michelle fece ascoltando i suoi consigli: “Chiamavo festosa Aurora (la figlia di Michelle ed Eros Ramazzotti, nda) fingendo di avere gente a cena, per poi passare da sola il resto della sera in silenzio, davanti all’albero. Era come quando mio padre diceva vengo a prenderti per il weekend e poi non arrivava mai: speravo che almeno quella volta mia madre e Eros venissero a portarmi via. Ma come diceva Clelia, non mi voleva nessuno“.

Alla fine però Michelle Hunziker decise che era giunto il momento di farla finita e, una volta superata la soglia di sopportazione, uscì dalla setta per riprendere in mano la sua vita. Ma questo azionò un meccanismo di minacce e lettere minatorie nei suoi confronti da parte di Clelia e dei suoi seguaci. “Ti avevamo dato occasione di purificare la tua anima: se ci lasci ti ammalerai e morirai” le profetizzavano gli “adoratori della luce” di Clelia, la quale venne poi identificata nella persona della psicoterapeuta Giulia Berghellia (Michelle, dopo la rottura con Eros, ebbe una relazione prima con il figlio della donna, quindi con lo stesso compagno di lei). Alla fine la showgirl è riuscita a riprendere in mano la sua vita, ma solo oggi si è decisa a parlare apertamente di quel periodo, del quale porterà sempre dentro le profonde cicatrici.