La Chiesa di Svezia tuona: “Basta Dio maschile: Dio non ha genere” (2 / 2)

D’altronde era solo questione di tempo prima che la questione venisse sollevata, e ci stiamo riferendo nella fattispecie al cosiddetto “genere di Dio“. Come tutti sappiamo la divinità cristiana non ha genere sessuale, ma è altrettanto noto che la suddetta religione sia intrisa delle vestigia maschiliste che dettavano legge sociale all’epoca della sua ideazione. Pertanto è fisiologico e comprensibile che vi sia ancora una forte discrepanza tra la figura maschile e quella femminile nel Cristianesimo così come nelle altre due grandi religioni monoteiste, peraltro tutte alquanto refrattarie ai cambiamenti.

Ebbene dopo aver consolidato il politicamente corretto in ambito politico e sociale laico, i fanatici della “parola pulita” hanno spostato la loro attenzione in ambito spirituale. Antesignana del riformismo è Antje Jackelen, arcivescovo (ma forse lei preferirebbe arcivescova) della Chiesa di Svezia, la quale ha tuonato che Dio, non avendo genere, non può venire identificato con pronomi o nomi comuni maschili. Al bando pertanto i vari “Lui”, “Egli” e l’abusatissimo “Signore” in favore di terminologie gender-free, tanto di moda di questi tempi.

La 58enne, guida della Chiesa di Svezia dal 2013, ha spiegato che: “Dio va al di là del concetto di genere, Dio non è umano” e pertanto ogni attribuzione maschile andrà messa al bando e severamente vietata. La decisione è però molto controversa anche in patria, dove il docente di teologia alla Università di Lund Christer Pahlmblad ha già manifestato il suo forte scetticismo: “Questa decisione minaccia la dottrina della Trinità e il senso di comunità con altre Chiese cristiane. Non è una bella cosa se la Chiesa di Svezia non rispetta il patrimonio teologico che abbiamo in comune“.