Insomma, come sempre, molti hanno sdrammatizzato e hanno scherzato sull’omonimia tra il virus e la marca di birra. A quanto pare, specialmente negli Stati Uniti, su Google moltissime persone hanno cercato eventuali correlazioni tra la birra e il virus. Termini di ricerca come “coronavirus birra Corona”, “Virus Birra Corona” et similia sono schizzati in cima alle classifiche di ricerca nelle ultime settimane.
L’azienda è stata perfino costretta a diffondere un comunicato (ebbene sì, ce n’è stato davvero bisogno) per spiegare che “i consumatori dovrebbero sapere che non c’è alcuna connessione” tra il consumo di Corona e il virus che sta facendo preoccupare mezza popolazione mondiale. Nell’era dell’informazione accessibile a tutti, l’ignoranza dilaga.
Alcuni dati economici confermano, tristemente, il tutto: il punteggio relativo al marchio Corona, secondo YouGov, è sceso da 75 punti a 51 da inizio febbraio a oggi; anche nelle intenzioni d’acquisto la birra è al minimo storico da due anni; infine il titolo della Constellation Brands Inc., stando a quanto scrive Bloomberg, ha perso l’8% nella Borsa di New York nella settimana prossima alla conclusione.