Il Professore Andreoli considera l’Italia un paese di malati di mente: “Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti” (2 / 2)

Come terzo sintomo riscontrato nella nostra nazione, è stato citato quello della “Recita”, infatti l’Italiano tende sempre a recitare, a stare sul palcoscenico, a forza di indossare maschere non ricorda più quale sia il suo vero volto. Il professore poi cita Pirandello in quanto sostiene che lui abbia capito da subito la malattia di cui soffriva la nostra nazione. Andreoli pensa che “Uno nessuno e centomila” sia un’ottima rappresentazione della nostra malattia mentale. Per meglio comprendere questo punto basterà pensare alle persone che vanno in vacanza per 6 giorni ma al ritorno sostengono di esserci stati per 15, oppure alcuni raccontano di vivere in un attico stupendo quando in realtà abitano in un monolocale. Queste persone, costrette perennemente a recitare, sono in grado di autoconvincersi realmente delle bugie che si raccontano. In conclusione abbiamo il quarto sintomo. Questo è uno dei più importanti in quanto ha a che fare con la fede, ma non si riferisce alla fede Cristiana, ma si riferisce alla speranza nel miracolo.

Si riferisce alle persone che pensano che l’indomani avverrà un miracolo, quelle persone non si rendono conto di niente. La loro fede è straordinaria, a loro non importa chi governa ne di come li governa, perché sono convinti che qualcosa di superiore arriverà.

Masochismo nascosto, individualismo spietato, recita, fede nel miracolo. Siamo messi malissimo, professor Andreoli

Andreoli è fermamente convinto che nessuno psichiatra sia in grado di salvare la nostra nazione. Allo stesso tempo lo psichiatra non può neanche eliminare questi sintomi perché il paziente ne risulterebbe morto. L’assenza della maschera porterebbe vergogna, mentre senza fede ti sentiresti meschino. Senza i sintomi sopra elencati L’Italia si dirigerebbe verso il suicidio di massa. “Allora ci vorrebbe il manicomio. Ma siccome siamo tanti, l’unica considerazione è che il manicomio è l’Italia. E l’unico sano, che potrebbe essere lo psichiatra, visto da tutti questi malati è considerato matto” ha successivamente aggiunto il professore. 

In questo periodo storico la malattia che ci portiamo dietro è ormai sinonimo di salvezza. Per quanto riguarda invece gli individui che sono sani e liberi da questi schemi, per loro il professore non ha riservato un trattamento migliore, infatti ritiene che gli stessi soffrano di una depressione particolare: “Piangono, si lamentano. Ma non sono sani, sono malati anche loro. Sono vicini a una depressione che noi psichiatri chiamiamo anaclitica. Penso agli uomini di cultura, quelli veri. Che ormai leggono solo Ungaretti e magari quel verso stupendo che andrebbe benissimo per il paziente Italia che abbiamo visitato adesso e dice più o meno: l’uomo… attaccato nel vuoto al suo filo di ragno”. Concludendo il Professore aggiunge che lui non abbandona l’Italia perché il suo lavoro è nella Psichiatria, vede persone molto più disperate che hanno bisogno del suo aiuto, e per questo cercherà sempre di aiutarle.