Gli errori di grammatica più diffusi: sul secondo cadono in molti (2 / 2)

Arrivando al secondo posto della classifica, troviamo un grandissimo nemico degli italiani: il temibile congiuntivo. Per quanto la sua applicazione sembri semplice, in realtà sono in molti a non riuscire a coniugare correttamente i verbi al congiuntivo. “Se io avrei” è un obbrobrio con il quale ci troviamo, nostro malgrado, a fare i conti più spesso di quanto vorremmo, ma non è questa la forma scorretta più utilizzata: il 69% degli italiani infatti sostituisce impropriamente il congiuntivo con l’indicativo (“L’importante è che io sono arrivato”-> scorretta; “L’importante è che io sia arrivato”->corretta).

Arriviamo ora ad un altro errore di grammatica che, al contrario dei primi due, appare già meno giustificabile. Se non si conosce la forma esatta di “qual è”, la regola che determina la mancanza dell’accento (differenza tra elisione e troncamento) non è poi così immediata, anche se nell’epoca di Google e degli smartphone basterebbero quindici secondi a rimediare con una ricerca. Lo stesso dicasi per il congiuntivo, dal momento che sono più quelli che lo sbagliano che quelli che lo azzeccano. Ma per i pronomi…ragazzi, ma com’è possibile sbagliarli? Il terzo errore più comune è infatti l’utilizzo di pronomi maschili per nomi femminili. “Gli ho detto che era bella” può essere valido solamente se la vostra amata è ermafrodita. Ma a meno che non vi stiate riferendo a “Tutto” di Zoolander 2, è un errore da matita rossa. Andiamo ragazzi, in questo caso è semplice logica!

Il quarto errore più frequente riguarda la confusione nell’utilizzo delle lettere Q e C, spesso interscambiate tra loro a sproposito, mentre il quinto è relativo all’accento sull’avverbio ne (“Ne sono uscito bene”, non “Né sono uscito bene). L’accento (grave, mi raccomando!) va solo sulle congiunzioni negative: “Né questo, né quello”. In tema di accenti, anche la formulazione “Un pò” grida vendetta, dal momento che in questo caso la forma giusta vuole l’apostrofo (“Un po’”), mentre il 31% degli italiani sbaglia addirittura a scrivere “D’accordo”, propendendo per un goffo “Daccordo”.