Principe Libero, così lo chiamavano. De Andrè Fabrizio, quasi non serve dire il suo nome, perché il suo nome si ricorda automaticamente, è impresso nella memoria degli oltre 6 milioni di spettatori che ieri, 10 gennaio erano sintonizzati su Rai 1 alle 20.30 per lo speciale di Vincenzo Mollica dedicato all’intramontabile cantautore. Oggi 11 gennaio 2019 ricorrono i vent’anni dalla sua scomparsa, morì prima di compiere 59 anni. Un anno fa per il 19° anniversario dalla morte il film in due puntate sulla sua vita di artista e di uomo.
Cresciuto nell’ambiente semplice e contadino della Cascina dell’Orto, inizia ad appassionarsi molto alla musica, in particolare al violino con l’avvio delle scuole medie. Ma è nel 1954 che inizia a suonare la chitarra, strumento che non abbandonerà più per il resto della sua vita. Ragazzo anticonformista dopo aver frequentato un duro liceo classico inizia l’università iscrivendosi dapprima a Lettere, poi alla facoltà di Medicina per orientarsi infine sulla Giurisprudenza che abbandona a una manciata di esami dalla laurea.
Nel 1958 il suo primo disco, ed ecco che fa della musica la professione della sua vita. Dopo il primo matrimonio da cui nasce il figlio Cristiano, è Dori Ghezzi la donna che gli starà a fianco, sua musa e sostegno, compagna con la quale vivrà anche il terribile rapimento in Sardegna.
Le canzoni di De Andrè vengono ricordate per il loro ritmo abilmente orchestrato da chitarre e violini, e per le parole, versi in rima, che senza musica sarebbero poesie vere e proprie meritevoli di stare nei testi della letteratura Italiana.