Ecco perché si dimenticano i nomi (2 / 2)

Metà dei partecipanti a questa importante ricerca scientifica era stata operata al lato sinistro del cervello, nel lobo temporale anteriore; l’altra metà, al comtrario,  nella corrispondente parte del lato destro. I risultati dell’esperimento sono stati confrontati con quelli di altre 20 persone che non riportavano alcun tipo di problema cerebrale. Come ha speigato esaustivamente Grace Rice, una delle autrici dello studio, “la ricerca per la prima volta ha mostrato che, almeno per la memoria semantica, entrambi i lati del cervello svolgono un ruolo importante dal punto di vista visivo e verbale.”

” C’era, però, una differenza: quando si trattava di espressione verbale della memoria semantica stessa, che riguardava più la chirurgia sul lato sinistro del cervello”. Ha poi continuato la stessa ricercatrice. In questo modo è stato chiarita la responsabilità del lato sinistro del cervello in merito alle dimenticanze dei nomi delle altre persone. L’Università di Manchester ha dato dunque spunto a moltissime equipe di ricerca in tutto il mondo per sviluppare ulteriormente il filone di ricerca su questo interessante ambito. Sono già in fase di progettazione ed analisi altri esperimenti.

Come già aveva osservato John Stuart Mill nel lontano 1843, dimenticare i nomi è assolutamente comprensibile perché i nomi delle persone non “ indicano né implicano nessun attributo che appartenga a questi individui”, infatti, i nomi propri non forniscono alcun tipo di informazione specifica circa la persona. Per comprendere meglio questa situazione è possibile ricordare anche il paradosso Baker/baker. Si tratta di un interessante esperimento volto a mostrare a delle persone l’immagine di alcuni volti maschili sconosciuti a due gruppi diversi di persone. Al primo gruppo viene fornito un nome da associare al volto, mentere al secondo un mestiere. Nel primo gruppo la prima persona mostrata si chiama Baker e la seconda Potter (rispettivamente fornaio e vasaio in italiano). Nel secondo, quello riferito al mestiere, la prima persona è un baker (fornaio) e la seconda un potter (vasaio). Ebbene, il ricordo successivo dell’abbinamento volti-parole risulta molto più efficace e radicato quando il riferimento è alla mansione svolta piuttosto che al nome proprio.