Ecco Koh Tao, “L’Isola della Morte” che uccide i turisti occidentali (2 / 2)

In seguito all’autopsia (effettuata sul cadavere di Elise oramai dilaniato dai morsi dei varani) la polizia thailandese ha affermato che si sia trattato di suicidio, sebbene la famiglia non abbia mai creduto a questa tesi – difesa invece con forza dalle autorità locali. L’ultimo fotogramma che ritrae Elise ancora in vita, secondo gli inquirenti, è il fermoimmagine di una telecamera di sicurezza mentre la donna si trovava di spalle rispetto all’obiettivo. Peccato però che la madre della ragazza abbia ampiamente contestato che quella fosse sua figlia: “Troppo robusta, Elise era molto più esile” ha contestato la donna.

Fatto sta che le pressioni dei familiari, unite ad alcune lacune durante il corso delle indagini, hanno fatto sì che il caso venisse riaperto di recente. Ma Elise è stata solo l’ultima vittima di quei ventuno chilometri di spiagge da sogno e vegetazione tropicale, tant’è che dopo il suo decesso – la settima di un turista negli ultimi 3 anni – i quotidiani britannici hanno iniziato a parlare apertamente di “Isola della Morte”.

I primi a cadere vittima dell’inspiegabile maledizione di Koh Tao furono i due coniugi Hannah Witheridge e David Miller, ritrovati entrambi brutalmente massacrati sul bagnasciuga secondo la versione ufficiale. Nessun testimone, nessuna pista ritenuta attendibile dalle autorità: un duplice delitto tanto efferato quanto inspiegabile. Quindi fu la volta di Nick Pearson, ritrovato in mare già cadavere (caduto da una scogliera secondo le autorità, benché il suo corpo non presentasse segni di fratture) e di Dimitri Povse, anch’egli rinvenuto impiccato come Elise (“Si è suicidato” fu la versione della polizia thailandese, peccato avesse le mani legate). L’inglese Christina Annesley venne ritrovata deceduta per avere ingerito un mix letale di farmaci ed alcool, mentre l’anno scorso Luke Miller venne trovato morto annegato…nella sua stessa piscina. A ciò si aggiunge il mistero di una turista russa, scomparsa dallo scorso febbraio, il cui corpo non è ancora stato ritrovato. Uno scenario degno di un film horror, ma quando si scopre che Koh Tao in realtà è un territorio d’influenza della mafia thailandese, allora ci si mette poco a fare due più due.