Arriviamo ora ad uno dei loghi più famosi del pianeta, la celeberrima M di McDonald’s. Non tutti sanno che in origine McDonald’s aveva scelto come logo Speedee the Cook, un improbabile cuoco arrotondato di nome “Speedee” (nome che rappresentava la celerità del fast food) ritratto mentre faceva l’occhiolino. Solamente nel 1962 lo psicologo Luis Cheskin consigliò a McDonald’s il logo attuale, sfruttando la M per riprodurre le forme di un seno femminile. Stupiti? Non dovreste: nell’industria pubblicitaria quasi tutti gli spot sono richiami subliminali al sesso, al cibo o alla famiglia. Provate a farci caso!
La Nike è attualmente una delle aziende di abbigliamento casual e sportivo più importanti del pianeta, pertanto stupisce sapere che il suo logo è stato uno dei meno pagati della storia. Quanto? Soltanto 35 dollari! Questa è la somma che la studentessa Carolyn Davidson incassò nel 1971 dal proprietario dell’azienda, Phil Knight, per avere inventato il logo che oggi tutti conosciamo. Ed inizialmente lui non era nemmeno troppo soddisfatto! Ma ovviamente con gli anni ha avuto modo di ricredersi: l’idea di Carolyn era semplice, ma vincente. Cosa rappresenta? Non un baffo, bensì un’ala della dea Nike, la divinità greca della vittoria (conosciuta anche con l’appellativo di “Vittoria Alata”) alla quale la multinazionale stessa deve il suo nome.
L’ultima curiosità riguarda il logo della Lacoste: perché mai scegliere un coccodrillo come testimonial di un brand di abbigliamento? La questione è molto controversa e risale ai tempi in cui René Lacoste, fondatore dell’azienda, giocava a tennis. René stava passeggiando per la città con Alan Moore, il capitano della sua squadra, quando vide una valigietta in pelle di coccodrillo attraverso una vetrina. Alan gli promise che gliel’avrebbe regalata se avesse vinto una partita contro di lui, ma pur impegnandosi al massimo René purtroppo perdette: il divario tra i due era troppo ampio. Ciononostante un giornalista, venuto a conoscenza della storia, scrisse che René “Si batté come un coccodrillo“. Da qui il soprannome, ed il successivo spunto per il logo aziendale.