“Devo morire?” 16enne lancia un sondaggio su Instagram, il risultato è tragico (2 / 2)

Intanto Ramkarpal Singh, avvocato e deputato nello stato nord-occidentale di Penang, ha riferito che coloro che hanno votato per la morte potrebbero essere condannati per istigazione al suicidio. Per questo crimine, il codice penale della Malaysia prevede la pena di morte in caso in cui la vittima è minorenne.

“Sarebbe ancora viva se Internet non fosse un luogo così indisciplinato e se tutti avessero a cuore la vita degli altri. Nessuno è intervenuto o ha consigliato alla ragazza di vedere un professionista” ha riferito il deputato ai media locali.

 

Il ministro della gioventù e dello sport, Syed Saddiq Syed Abdul Rahman, dopo aver appreso la tragica notizia del suicidio della 16enne, ha avviato una discussione a livello nazionale sulla salute mentale degli adolescenti affinchè episodi del genere non capitino più: “Sono veramente preoccupato per lo stato di salute mentale dei nostri giovani. Si tratta di un problema nazionale che deve essere preso sul serio”, ha riferito il ministro.

In America e in Europa, internet ormai è una realtà che accompagna le nostre vite da oltre 30 anni. Eppure, nonostante le tante discussioni nelle sedi preposte e i tanti casi di cronaca nera legati al mondo del web, l’argomento non si è mai affrontato seriamente. Per esempio introducendo l’identità digitale o migliorando i sistemi con cui i social controllano i contenuti pubblicati dai propri utenti. Il risultato? Odio raziale, soprusi di ogni genere e cyberbullismo che mettono in pericolo l’equilibrio emotivo delle nuove generazioni.