Conti dormienti, scatta la prescrizione: come non perdere i soldi (2 / 2)

Nel 2005, l’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti varò una normativa che prevedeva che polizze, assegni, libretti di risparmio e conti non movimentati finissero nelle casse dello Stato dopo 10 anni di inutilizzo. Come dicevamo, i numeri sono molto alti: dal 2007 al 2017 l’Erario ha ‘incassato’ oltre 2 miliardi di euro in un apposito capitolo del bilancio. Per dare una misura di questo ‘fenomeno’: nel 2013 furono 184 milioni, nel 2014 si arrivò a 203 per poi scendere gradualmente a 142 nel 2015 e 101 nel 2016.

Le cifre del 2017 sono molto simili: nel Rendiconto 2017 pubblicato pochi giorni fa si apprende che sono stati 107 i milioni incassati ‘passivamente’ dallo Stato grazie ai ‘conti dormienti’. C’è un ‘ma’: nei 10 anni successivi all’incasso da parte dell’Erario, c’è un altro decennio ‘extra’ in cui queste cifre possono essere reclamate, ecco perché si parla di 20 anni per esigerli. Il Fondo Speciale, comunque, ha una sua utilità. Con i soldi ‘dimenticati’, infatti, almeno in teoria si dovrebbero aiutare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ricorda: “Il termine di prescrizione si applica trascorsi 10 anni da quando le somme, precedentemente non movimentate per altri 10 anni, sono state trasferite al Fondo, fatta eccezione per gli assegni circolari che hanno termini diversi di prescrizione. Si tratta in pratica di somme mai movimentate per 20 anni, per le quali il Ministero dell’Economia e delle Finanze ritiene comunque opportuno invitare ad effettuare una verifica puntuale sull’esistenza di ‘conti dormienti’ intestati a proprio nome o a nome di familiari di cui possano risultare eredi, al fine di inoltrare, nel caso, domanda di rimborso in tempo utile”. Per verificare l’esistenza bisogna visitare il Portale della Consap.