Chiama il suo salone di bellezza “Hand Jobs”: centinaia di uomini si presentano per un “trattamento” (2 / 2)

“Alla fine non è una bugia. È davvero quello che facciamo: lavoriamo con le mani tutto il giorno.”

Purtroppo dopo alcuni giorni le forze dell’ordine hanno negato l’autorizzazione ad esporre l’insegna, Dawn ha deciso che farà appello in tribunale.
In molti hanno protestato contro questa decisione delle autorità locali. Un cliente ha voluto mostrare la sua solidarietà alla giovane imprenditrice: “Spero che tu vinca il ricorso. Le persone sono bigotte, gelose ed invidiose quando gli altri ottengono successo”.

 

Un’altra cliente ha aggiunto: “Nah questa insegna era geniale! Non solo era di forte impatto, ma causava anche imbarazzo a tanti sporcaccioni che ne venivano attratti per poi restare delusi una volta dentro. Questa è una censura incaccettabile”.
Ai due clienti si è aggiunto un utente del web che ha commentato sulla pagina social del Salone: “Solo le menti piccole possono sentirsi offese da un nome del genere. Spero che il ricorso vada bene, altrimenti scegli un nome più esplicito, ti sosterremo!”

 

Altri invece hanno voluto offrire consulenza legale affinchè Dawn possa continuare ad esporre la sua insegna. Mentre questi utenti cercavano cavilli burocratici per aggirare questa imposizione, tanti altri hanno avviato una petizione, sia online che cartacea, per raccogliere le firme da presentare alle autorità locali affinchè lascino in pace il salone e la sua proprietaria. Beh, se l’obiettivo era quello di far parlare di sè, il salone godrà dell’attenzione dell’opinione pubblica ancora per parecchio tempo.