17enne stuprata e depressa si lascia morire assistita da medici e parenti (1 / 2)

17enne stuprata e depressa si lascia morire assistita da medici e parenti

La tragica scomparsa di Noa Pothoven, la ragazza olandese di 17 anni si è lasciata morire di fame e di sete nella sua casa ad Arnhem dopo aver chiesto a lungo l’autorizzazione all’eutanasia, ha scatenato un forte dibattito in tutto il mondo.

 Noa aveva spiegato di non riuscire più a sopportare il fatto di essere viva. Impossibile per lei superare il ricordo degli stupri subiti quando era solo bambina. 

Con il tempo aveva sviluppato anche diversi disturbi legati al trauma, fino a soffrire di DSPT, depressione e anoressia. Aveva provato a raccontare la sua storia in una autobiografia dal titolo “Winnen of leren” (Vincere o imparare), nonostante fosse difficile mettere nero su bianco la sofferenza che provava.

Dopo le tante imprecisazioni della stampa internazionale, i media locali hanno voluto fare chiarezza sulla vicenda: la ragazza aveva chiesto l’eutanasia di Stato, legale dal 2002 nei Paesi Bassi, ma i medici incaricati di esaminare il suo caso avevano rifiutato il suo appello.

A pesare sulla loro scelta è stata la giovanissima età della richiedente e il fatto che la ragazza non ha superato i test psicologici obbligatori previsti dalla procedura.
Noa è stata quindi indirizzata verso alcuni psichiatri che avrebbero potuto aiutarla. Ritenendo inutili i trattamenti, la 17enne ha deciso di non aspettare la revisione della sua richiesta e si è lasciata morire a casa, con il supporto dei parenti.