Il 15 Gennaio 2018, in una stanza d’hotel a Londra, ove si era recata per una sessione di registrazione, è morta la cantante dei Cranberries, Dolores Mary Eileen O’Riordan, una vera e propria icona del rock moderno, a cui ha reso omaggio persino il presidente dell’Irlanda, Michael D. Higgins. A distanza di quasi due settimane dal tragico evento, iniziano ad emergere le prime ipotesi sulla sua causa e, immancabilmente, si parla di suicidio.
In particolare, il quotidiano americano “Santa Monica Observer” (smobserved.com) ha citato una fonte della polizia di Londra che, alle 09.05 di quel tragico lunedì 15 gennaio, fu chiamata nell’albergo di Park Lane in cui riposava la 46enne artista irlandese. Secondo quanto riferito, nella camera da letto della O’Riordan sarebbero stati rinvenuti flaconi di Fentanyl contraffatto, un farmaco antidolorifico di natura oppiacea 50 volte più potente dell’eroina: ciò porterebbe ad ipotizzare una morte per avvelenamento che la fonte in questione attribuirebbe ad un “overdose intenzionale“.
Secondo gli amici, negli ultimi tempi, Dolores era “terribilmente depressa“. Inoltre, è vero che lei stessa aveva ammesso, nel Maggio scorso, di soffrire di disturbo bipolare della personalità già da qualche tempo, e che nel 2013 – in seguito anche a problemi con l’alcol – aveva già tentato il suicidio.
Tuttavia, è bene ricordare, però, come riportato dal “The Mirror”, giornale inglese, che non sono ancora noti gli esiti degli esami tossicologici e dell’autopsia eseguiti sul corpo dell’artista, e che questi ultimi potrebbero esser resi noti solo tra qualche mese, forse verso Aprile.
Inoltre, prima di parlare di suicidio, va anche considerato il fatto che la O’Riordan stava lavorando ad alcune nuove canzoni e che, di recente, si era esibita in un evento privato: considerando che aveva annullato la seconda parte del tour 2017 per un forte dolore alla schiena, non è da escludersi neanche che l’overdose di Fentanyl, lo stesso farmaco che ha causato la morte di Prince, e del rapper Lil Peep, possa venir attribuita ad un tentativo errato di sedare un dolore ormai cronico e intollerabile.