WhatsApp, di recente, è in tour promozionale in India, territorio con un gran numero di iscritti alla piattaforma verde, per tentare di sbloccare l’avvio del sistema di micropagamenti annunciato mesi fa, e per prospettare l’avvio di iniziative sulla privacy che, però, in concreto, è suscettibile di seri miglioramenti proprio per la celebre chat app, di recente al centro di due fastidiosi problemi in merito.
La prima novità di WhatsApp, emersa in avvio di fine settimana, riguarda il sistema di micropagamenti, basato sulla piattaforma UPI che, dallo scorso Febbraio, è stato testato da circa 1 milione di utenti indiani.
Micropagamenti: al via entro fine 2019?
In questi giorni, il vicepresidente della chat app in verde, Will Cathcart, è a Nuova Delhi per sottoporre, ai vertici dell’NPCI (National Payment Council of India) e della RBI (Reserve Bank of India), gli audit di questa sperimentazione, nel tentativo di superare le ultime perplessità in merito, ed ottenere il via libera all’introduzione, entro fine 2019, del nuovo strumento che potrebbe contare -in loco – su una base potenziale di 400 milioni di utilizzatori (tanti quanti, in pratica, già usano WhatsApp in India), andando a confrontarsi con realtà come Paytm, PhonePe, e Google Pay.
Resteranno da superare (anche mediante il rispetto preventivo dei regolamenti vigenti) le resistenze delle autorità politiche, secondo le quali la piattaforma dovrebbe aprire degli uffici, e tenere un team, sul posto, oltre a dover processare sul territorio indiano i pagamenti locali anche per le parti che coinvolgono l’estero. Non meno importante, poi, sarà il tener conto delle critiche sottoposte dal maggior provider locale di portafogli digitali (wallet), la rivale indiana Paytm che, nelle vesti del suo CEO, Vijay Shekhar Sharma, ha accusato Facebook, non consentendo le transazioni tra varie app, di tarpare le ali, in termini di potenzialità, al protocollo aperto Unified Payments Interface (UPI).
Privacy: amore e odio per la chat app, tra seminari ad hoc e problemi emersi
Sempre nel corso dell’evento Innov8 cui ha partecipato per parlare del nuovo servizio di WhatsApp, Cathcart ha anche annunciato l’avvio, da Settembre, di una serie di seminari, rivolti a chi frequenta l’istituto (School of Public Policy) di formazione dei futuri manager politici indiani, in cui si sottolineerà l’importanza della privacy, nel progettare prodotti e aziende di successo.
Decisamente curioso, soprattutto tenendo conto che alla privacy sono legati due problemi appena emersi nei giorni scorsi, sempre a proposito di WhatsApp. Secondo quanto rivelato dal Financial Times, l’arcinoto spyware Pegasus, creato dalla software house NSO Group, usato sovente a scopo di spionaggio, con la versione 2.0, sarebbe capace di acquisire le credenziali per accedere ad importanti piattaforme di messaggistica, tra cui la cupertiniana iMessage, e le “sorelle” Messenger e, appunto, WhatsApp, carpendo tutte le informazioni sensibili ivi stoccate e scambiate (es. posizione GPS, immagini e messaggi archiviati). Appena a Maggio, è bene ricordarlo, WhatsApp era intervenuta con una patch per chiudere un canale di attacco della precedente incarnazione di Pegasus.
Dalla Francia, poi, il ricercatore informatico Tristan Graniet ha scoperto una falla di sicurezza, ritenuta non sufficientemente importante da Facebook, che permetterebbe di estrarre da WhatsApp un elenco, vCard, di foto e numeri di telefono, mettendo a repentaglio la privacy delle persone posto che, presenti le loro immagini in Rete, sarebbe facile risalire al loro nome, associandolo poi al numero di telefono.