Sapete che un Galaxy S7 dovrebbe costare al massimo 255 dollari?

Da qualche giorno è possibile acquistare i nuovi Samsung Galaxy S7, a caro prezzo, anche in Italia. Cosa ne direste nel sapere che, in base alle componenti, un Galaxy S7 dovrebbe costare al massimo 230 euro (o 255 dollari)?

Sapete che un Galaxy S7 dovrebbe costare al massimo 255 dollari?

Quasi un mese fa la sudcoreana Samsung annunciava, al WMC 2016 di Barcellona, i suoi nuovi Galaxy S7 che solo da un paio di giorni (da venerdì 11) sono ufficialmente in commercio anche in Italia (prezzi di listino: 729 euro per il flat, 829 per l’Edge anche se in giro per la rete li si può trovare già a 130/140 euro in meno).

Da quel momento, però, sono iniziate le grane per Samsung: oggi, ad esempio, s’è scoperto che un Galaxy S7, in base alle componenti, dovrebbe costare soli 255 dollari…

Dopo i primi drop test favorevoli, per gli S7 di Samsung sono iniziate le brutte notizie. Un test di resistenza, immersione in acqua per 30 minuti, ha messo ko l’audio di un fiammante Samsung Galaxy S7: alla faccia della sua certificazione d’impermeabilità! Poi è venuto il report del portale iFixit, specializzato nello smontare device, secondo cui i nuovi Galaxy S7 meriterebbero 3 su 10 come riparabilità: le loro componenti, assemblate in modo molto simile, son assai difficili da smontare.

Ora arriva anche la botta di IHS, istituto di ricerca per l’informazione critica, che ha disassemblato – pezzo per pezzo – un Samsung Galaxy S7 e, visti i componenti presenti, ha certificato che questo device non dovrebbe costare più di 255 dollari (230 euro): considerando che, in America, lo vendono a 670 dollari, c’è un guadagno di ben 415 dollari per la casa madre di Seul.

Tra le componenti più costose, ricorda IHS, vi sarebbe lo schermo Super Amoled, il processore Qualcomm Snapdragon 820 (almeno per il mercato USA) e la postcamera da 12 megapixel con diodi fotosensibili più grandi.

Prima di gridare allo scandalo, è bene ricordare che i 415 dollari che guadagnerebbe Samsung sarebbero lordi. Ad essi, infatti, andrebbero detratte le spese di ricerca e sviluppo, quelle di distribuzione, e quelle – infine – di marketing e pubblicità. Tutte spese che le tigri cinesi (Lenovo, Xiaomi, ZTE, Oppo, Huawei) quasi mai devono sostenere…

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