Il Samsung Note 7, concepito per essere il più bel phablet/phone mai visto sulla piazza ha, come noto, avuto una sorte piuttosto infelice. Dopo i casi, sempre più frequenti di device che prendevano fuoco, o esplodevano, Samsung ha dovuto richiamare circa 2,5 milioni di esemplari, con una conseguente perdita di diversi (almeno 5) milioni di dollari (anche se la clientela è rimasta fedele, viste le buone vendite degli S7 a fine 2016). Ebbene, nelle scorse ore, Samsung ha rivelato le cause del disastro Note 7: eccole!
Innanzitutto, va premesso che – per appurare le cause dei problemi riscontrati dal Note 7 – la coreana Samsung ha impiegato un team di 700 persone, ricorrendo anche alla consulenza di società esterne ben quotate nel benchmarking (TUV Rheinland, UL, e Exponent): i test, poi, sono stati condotti su 200.000 phablet, e ci si è focalizzati su 30 mila batterie. Eh sì: il software e l’altro hardware (es. lo scanner dell’iride pure preso in considerazione) non c’entravano. Il “busillis” stava tutto nelle batterie.
Il primo fattore problematico, relativo alle batterie del Note 7, ha riguardato un difetto involontario ma generalizzato nella progettazione delle celle: queste erano schiacciate nell’angolo alto di destra, e l’involucro che le conteneva era troppo piccolo. In questo modo si ingenerava un’instabilità termica e, in subordine, il cortocircuito fatale. Gli elettrodi, poi, erano troppo lunghi e, in particolare, la punta di quelli negativi era mal orientata: ciò faceva sì che, la batteria contraendosi ed espandendosi, come avviene normalmente in ragione del calore generato, portava alle esplosioni tristemente note, responsabili del ritiro del 96% dei dispositivi (l’altro 4° appartiene a persone che si rifiutano di restituire il device).
Tutto ciò ha portato Samsung dritta dritta verso il secondo fattore problematico. Presi dalla fretta di sostituire le batterie difettose, realizzate dalla sussidiaria Samsung SDI, i coreani hanno tempestato di richieste la Amperex Technology, che ha finito per sfornare batterie difettose. Nello specifico, alcuni esemplari delle batterie sostitutive avevano una cattiva saldatura degli elettrodi che, durante le normali sollecitazioni delle batteria (contrazione ed espansione), grattavano il nastro isolante tra i livelli delle celle, bucandolo: la conseguenza è che l’elettrodo negativo finiva per toccare quello positivo e…boom!
Il fatto, poi, che alcune unità energetiche fossero perfino prive di un rivestimento isolante, fa capire come mai il calore si sia potuto irradiare al resto della componentistica, causando veri e propri incendi.
Per evitare disastri simili in futuro, Samsung interverrà su 3 livelli. Una commissione esterna, formata da esperti di Stanford, Cambridge, e Berkeley, fornirà linee guida volte a realizzare batterie sicure: queste ultime, poi, verranno analizzate in vari modi (8!), persino disassemblandole, scrutandole ai raggi X, o stressandole con sessioni di carica/ricarica, e di uso accelerato. In più, Samsung implementerà degli algoritmi speciali che regolino il comportamento delle batterie, un po’ come fa l’AI per le smart car. Questo, però, potrebbe avere un prezzo, non tanto e non solo economico per i consumatori, quanto temporale: è sempre meno probabile che il Samsung S8 possa venir presentato al MWC 2017!