Google sta potenziando l’esperienza utente su Android con numerosi aggiornamenti. Una delle novità più significative è l’integrazione di Gemini con Google Foto, che permette agli utenti di interagire con le proprie immagini e video in modo naturale. Inoltre, con l’introduzione di Android 15, Google innalza il requisito minimo di memoria a 32 GB per migliorare l’esperienza sui dispositivi economici. Anche il supporto per le versioni più vecchie di Android si interrompe, con la fine del supporto per Android 12 e 12L, portando a rischi di sicurezza per gli utenti di dispositivi più datati. Infine, Gemini si prepara a diventare ancora più potente con la possibilità di automatizzare azioni quotidiane, una funzione che potrebbe semplificare ulteriormente la gestione delle attività tramite il dispositivo Android.
Gemini ora parla con le tue foto: su Android arriva l’integrazione con Google Foto
Google continua a potenziare l’esperienza dell’intelligenza artificiale su Android, e lo fa integrando Google Foto direttamente all’interno dell’app Gemini. Grazie a questa novità, attualmente in fase di distribuzione negli Stati Uniti, gli utenti possono dialogare con Gemini per ritrovare ricordi visivi in modo naturale e intuitivo. L’integrazione si articola in due funzionalità principali: la ricerca di immagini e video, e l’estrazione di dettagli dai contenuti fotografici. Nella prima modalità, è sufficiente scrivere o dire frasi come “mostrami le foto del mio ultimo viaggio”, “trova le immagini con Stefano” o “le mie foto con il mare”, per ottenere risultati basati su luoghi, volti, date e persino descrizioni. Il tutto senza uscire da Gemini, che sfrutta le informazioni già presenti in Google Foto.
La seconda funzione consente di chiedere dettagli specifici contenuti nelle foto, come “qual è il numero della mia patente?” o “quali temi ho usato per le feste di compleanno di mio figlio?”. Una volta selezionata un’immagine, è possibile visualizzarla in Google Foto o espandere la ricerca con il comando “Mostra altro”. Per attivare la funzione basta aprire Gemini su Android, andare su App > Contenuti multimediali e selezionare Google Foto, accanto a servizi già noti come Spotify e YouTube. Un piccolo passo per l’utente, un grande salto per l’esperienza AI su smartphone.
Google dice basta agli smartphone con poca memoria: da Android 15 servono 32 GB
Con Android 15, Google impone un nuovo requisito minimo: almeno 32 GB di memoria interna, di cui il 75% riservato ai dati utente. La novità raddoppia la soglia precedente di 16 GB e mira a migliorare l’esperienza d’uso sui dispositivi economici, spesso rallentati dalla scarsa capacità di storage. Restano esclusi solo i device basati su Android AOSP, privi dei Google Mobile Services. Oltre allo storage, Android 15 richiederà anche il supporto a Vulkan 1.3 per la grafica e l’integrazione delle librerie ANGLE, oltre alla possibilità di condividere i contatti di emergenza in chiamata, sempre con consenso dell’utente. I produttori che non rispettano i nuovi criteri non potranno accedere alla licenza GMS, perdendo così Play Store e servizi Google.
Android 12 e 12L: fine del supporto e le conseguenze per gli utenti
Altra brutta notizia. Con l’arrivo del mese di aprile, Google ha ufficialmente interrotto il supporto per Android 12 e la sua variante per dispositivi più grandi, Android 12L, ponendo fine al ciclo di aggiornamenti e patch di sicurezza per queste versioni. Questo cambiamento è stato confermato dal Android Security Bulletin di aprile 2025, dove non si fa più menzione di Android 12, a differenza del bollettino di marzo. Questo segna una tappa importante, poiché la fine del supporto significa che questi dispositivi non riceveranno più correzioni di sicurezza, a meno che non siano le stesse aziende produttrici a intervenire. La decisione di Google rappresenta un problema significativo per gli utenti che ancora utilizzano queste versioni, che potrebbero non essere consapevoli dei rischi legati alla mancata protezione contro le vulnerabilità. Seppur molte aziende, come Huawei, possano ancora provare a garantire un supporto tramite patch personalizzate, le risorse necessarie per farlo sono ingenti, e solo i marchi più strutturati potrebbero essere in grado di sostenere tale impegno.
Gemini verso l’automazione intelligente: in arrivo le azioni programmate?
Una nuova funzione in fase di sviluppo potrebbe portare Gemini a un livello superiore, rendendolo ancora più utile nella gestione delle attività quotidiane. Analizzando il codice dell’ultima versione dell’app Google, Android Authority ha scoperto riferimenti a una feature chiamata Scheduled Actions. Sebbene non ancora attiva, questa novità suggerisce che Gemini potrà eseguire azioni automatizzate in orari specifici, come già avviene su ChatGPT con le Scheduled Tasks. Se così fosse, Google avrebbe tra le mani una funzione molto potente, in grado di integrarsi con applicazioni di terze parti per automatizzare notifiche, promemoria e operazioni personalizzate. La prospettiva è quella di un assistente digitale sempre più proattivo e capace di alleggerire la giornata dell’utente, anticipando i bisogni con una precisione mai vista prima.
Android si aggiorna: riavvio automatico dopo 72 ore di inattività per maggiore sicurezza
Sta per arrivare su Android una nuova funzione di sicurezza: con la versione 25.14 dei Google Play Services, in distribuzione dalla prossima settimana, debutta l’“inactivity reboot”. Questa novità prevede il riavvio automatico dello smartphone o del tablet dopo 72 ore di inattività, riportando il dispositivo allo stato “Before First Unlock“, in cui i dati restano crittografati e accessibili solo tramite PIN o password. Il sistema, già adottato da Apple con iOS 18, serve a prevenire accessi non autorizzati, rendendo più difficile lo sblocco da parte di estranei. Anche se sarà inclusa nella nuova versione dei Play Services, l’attivazione della funzione potrebbe richiedere ancora qualche settimana. Non ci sono conferme ufficiali sulla compatibilità, ma è plausibile che venga resa disponibile su gran parte dei dispositivi Android. Una piccola novità, ma con un impatto concreto sulla privacy degli utenti.