DJI Mavic 3: ufficiale il drone da ripresa di livello professionale

Sforando di qualche ora l'attesa presentazione, il brand cinese DJI ha presentato un nuovo drone, il Mavic 3 che, scheda tecnica alla mano, sembra quasi una cinepresa professionale volante: eccone le specifiche e le varie funzionalità / capacità.

DJI Mavic 3: ufficiale il drone da ripresa di livello professionale

Il trittico di grandi presentazioni DJI si è appena concluso, col brand cinese che, nello specifico, dopo una cinepresa professionale smart, una fotocamera modulare compatta, si è cimentato nel disvelamento del DJI Mavic 3 (a partire da 2.119 euro sullo store ufficiale), un drone che, essendo una vera e propria cinepresa volante, eleva di molto l’asticella qualitativa della categoria. 

DJI Mavic 3, anche in versioneCine“, cioè capace di codificare alla velocità di 3.772 Mbit/s massimi nel codec Apple ProRes 422 HQ, con stoccaggio da 1 GB via SSD integrato, e trasferimento dati veloce (10 Gbit/s) verso il PC affidato a un cavo DJI Lightspeed, monta due fotocamere: una è munita di un sensore CMOS tre-quarti, con un’apertura focale da f/2.8 a f/11, l’equivalente di un obiettivo da 24 mm, un angolo visuale da 84°, la messa a fuoco automatica che, in quanto frutto dell’ingegneria Hasselblad, deriva dal marchio svedese anche la Natural Colour Solution (HNCS) che assicura un’elevata precisione dei colori, mentre il supporto al profilo D-Log@10 bit consente la cattura di 1.07 miliardi di colori. 

Le foto vengono scattate a 24 megapixel, e supportano il formato RAW@12 bit mentre, quanto ai video, ci si può spingere sino al 5,1K@50 fps, passando per i K@120 fps: sempre a livello d’imaging, viene attestata nativamente una gamma dinamica che, potendosi spingere a 12.8 stop, riesce a catturare bene sia le zone altamente illuminate che quelle più scure di scenari ad alto contrasto. L’attuale evoluzione della tecnologia proprietaria di trasmissione OcuSync, cioè la JI O3+, è in grado di coprire (in Europa) sino a 12 km effettuando live in risoluzione 1080p@60fps

A bordo del drone da ripresa DJI Mavic 3 vi è anche una seconda fotocamera, equivalente a 162 mm, con apertura a f/4.4, attrezzata con la tecnologia VDAF per il rilevamento della messa a fuoco automatica, capace di uno zoom ottico 7x e, avvalendosi del software, di uno ibrido sino a 28x. Avvalendosi di quanto realizzato dalle due camere, il drone DJI Mavic 3 può sfruttare la funzione Panorama, senza passare dall’app DJI Fly, per cucire assieme le foto in panorami, la funzione MasterShots per creare, dopo il doppiaggio e l’editing automatici, video pronti da condividere, trasferendo il tutto allo smartphone in Wi-Fi 6, bypassando il radiocomando DJI RC Pro (1000 nits per il suo display, autonomo per 3 ore), grazie alla funzione QuickTransfer.

In termini di volo, trattandosi pure sempre di un drone, il DJI Mavic 3 annovera il sistema di navigazione APAS 5.0 che combinando 2 sensori grandangolari a 6 a visione fish-eye, è in grado di notare gli ostacoli in ogni direzione, pianificando rotte che li evitino. Il sistema di tracciamento ActiveTrack giunto alla 5a edizione ora può muoversi insieme a un utente nel mentre questi si sposta in diagonale, a destra/sinistra, in avanti indietro, o di volargli accanto quando il soggetto sia in movimento. Nel caso detto movimento fosse repentino, portando il soggetto a uscire dall’inquadratura per qualche istante, DJI Mavic 3 continuerà a tracciarlo per tornare a riprenderlo quando tornerà all’interno dell’inquadratura. Grande vantaggio nelle riprese di tipo timelapse o durante le lunghe esposizioni si otterrà dall’accresciuta stabilità del drone, attrezzato con un sistema di tracciamento satellitare beneficiato dall’aggancio veloce e a diverse reti satellitari (Beidu, Glonass, GPS).

In termini di sicurezza, il sistema AeroScope Remote ID permette alle autorità, nel caso si voli in luoghi sensibili, di identificare il drone che, da par suo, grazie all’AirSense, avvisa il pilota nel caso si trovino nelle vicinanze aerei od elicotteri che trasmettono segnali ADS-B (sì da volare in zone più sicure) mentre, col geofencing, è possibile avvisare il pilota nel caso ci si addentri in zone sensibili o ci si approssimi ai limiti di altitudine. L’autonomia è di 46 minuti ma, grazie al sistema RTH, capace di intervenire anche qualora si perda il segnale, nel caso si raggiunga una scarica critica, sarà possibile riportare automatica il drone al punto di partenza.

Continua a leggere su Fidelity News