Marta Fascina, la deputata di Forza Italia che era stata definita la “quasi moglie” di Silvio Berlusconi, dovrà dire addio alla villa di Arcore dove ha vissuto gli ultimi mesi accanto all’ex premier, scomparso il 12 giugno scorso. Secondo quanto rivelato da Dagospia e ripreso da vari media, i figli di Berlusconi le avrebbero chiesto di lasciare Villa San Martino entro tre mesi, rivendicando la piena disponibilità della reggia settecentesca che il padre tanto amava.
Si tratta di una decisione che fa capire come i rapporti tra la Fascina e i familiari del Cavaliere non siano idilliaci, nonostante le apparenze. La giovane parlamentare, infatti, era stata accolta con freddezza dai figli di Berlusconi quando era emersa la loro relazione, e aveva dovuto subire anche le critiche di alcuni esponenti del partito, che la accusavano di aver tentato un colpo di mano nei giorni più difficili del leader. Ora, dopo il lutto, Marta Fascina dovrà cercare una nuova sistemazione per sé e per il padre Orazio, che le stava vicino in questo momento difficile.
Non si sa ancora dove andrà a vivere, ma si presume che resterà in Lombardia per continuare il suo impegno politico. La deputata non ha commentato la notizia dello sfratto, ma ha pubblicato sui social una foto con una frase di Berlusconi: “Non mollare mai“.
La questione dell’eredità. Lo sfratto da Arcore potrebbe essere solo il primo passo di una battaglia legale tra la Fascina e i figli di Berlusconi per la spartizione dell’eredità. Il testamento del Cavaliere prevedeva infatti un lascito di 100 milioni di euro per la sua ultima compagna, oltre a una quota della società Fininvest. Una cifra che non sarebbe gradita ai discendenti del leader di Forza Italia, che vorrebbero ridurla o condizionarla al rispetto della famiglia. Secondo alcune indiscrezioni, i figli non avrebbero intenzione di impugnare il testamento del padre, purché Marta sia rispettosa della famiglia e non accampi richieste esagerate. Ma in un’altra notizia rilanciata da Dagospia, si starebbe pensando a una riduzione rispetto ai 100 milioni previsti per la Fascina, ipotesi questa però che al momento non trova conferme.
Diversa, invece, è la questione all’interno del partito. Come ha raccontato La Repubblica, i dirigenti di Forza Italia non hanno alcuna intenzione di fare sconti a lei e ai suoi tre colonnelli, Tullio Ferrante, Alessandro Sorte e Stefano Benigni, accusati di aver provato il colpo di mano proprio nei giorni più difficili di Berlusconi.