Zareena Grewal: "Ha senso parlare di mondo musulmano, mussulmani moderati?"

L'espressione utilizzata da Donald Trump - "mondo musulmano" - è fonte di discussioni e dibattiti: per molti musulmani è considerata fuorviante, errata, volta a generare distorsioni.

Zareena Grewal: "Ha senso parlare di mondo musulmano, mussulmani moderati?"

Durante la sua visita in Arabia Saudita, il presidente americano Donald Trump ha detto: “Ho scelto di fare il mio primo viaggio ufficiale all’estero nel cuore del mondo musulmano. L’espressione “mondo musulmano”, estremamente diffusa in Occidente, è stata posta sotto la lente di ingrandimento: tra gli altri Zareena Grewal, docente dell’Università di Yale e collaboratrice di alcuni importanti testate americane, in un articolo su “Atlantic” ha sostenuto fermamente la sua posizione dicendo che il “mondo musulmano”, in quanto tale, non esiste, criticando Trump che ha paragonato i “musulmani moderati” ai “buoni”, alla “brava gente”: “Io ripudio l’espressione ‘musulmana moderata’. Mi presento sempre come musulmana radicale” ha scritto Grewal.

Le delucidazioni di Grewal esplodono in un ampio e periglioso dibattito sul modo in cui spesso, negli Stati Uniti e in Europa, ci si riferisce ai paesi a maggioranza musulmana. Grewal precisa: “Il ‘mondo musulmano’ è un’idea occidentale costruita su una logica razziale errata secondo cui i musulmani vivrebbero in un loro proprio mondo, e secondo cui l’Islam sarebbe una religione esotica che appartiene a un luogo distante, lontano e polveroso. Questa è la logica che è sembrata prevalere durante la campagna elettorale di Trump, quando l’allora candidato Repubblicano diceva cose come ‘l’Islam ci odia’”.

Trump, nei primi mesi di presidenza, aveva promosso il “muslim ban” per legalizzare un divieto alle persone musulmane di entrare in territorio statunitense. L’espressione “mondo musulmano”non andrebbe quindi utilizzata per la sua assenza di chiarezza, non facendo comprendere se ci si riferisce ai paesi a maggioranza musulmana oppure alle persone musulmane nel mondo: la differenza è sostanziale, un musulmano dell’Arabia Saudita è completamente diverso da un musulmano della regione cinese dello Xinjiang.

Nei paesi a maggioranza musulmana, le differenze, le divergenze sono estreme: l’Iran e l’Arabia Saudita sono rispettivamente un paese sciita e uno sunnita, in aspra competizione per la supremazia della regione del Golfo Persico. Il termine “mondo musulmano” diviene sinonimo di “mondo arabo” instillando un parallelismo inaccettabile: il mondo arabo comprende 22 paesi in cui si parla arabo, membri della Lega Araba, non includendo paesi dell’Asia Centrale e del sud-est asiatico. L’espressione usata da Trump, “il cuore del mondo musulmano” quindi non ha alcuna valenza, non si comprende di quale mondo si stia parlando.

Grewal critica ulteriormente tale semplificazione, l’accostamento fra “buone”e “per bene” ai “musulmani moderati“: nella visione di Trump i “musulmani moderati” sono quelli che, oltre ad avere un determinato approccio con l’Islam, avvalorano le posizioni del governo statunitense, quindi i sauditi – che abitano un paese in cui l’Islam è ultra-radicale – sarebbero “musulmani moderati”, perchè alleati degli Stati Uniti. Grewal precisa che l’Occidente interpreta in maniera distorta l’espressione “musulmani radicali”accostandola spesso al terrorismo: tanti musulmani si definiscono “musulmani radicali”perché impegnati nel raggiungimento della giustizia sociale e nella lotta al razzismo.

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