Forse è proprio questa una delle più grandi esercitazioni militari russe viste o lette nei giornali negli ultimi 30 anni: Zapad-17. Dall’alba di questa mattina 13mila soldati russi si sono postati tra la Bielorussia e l’enclave russa di Kaliningrad. I Paesi baltici, tutti quelli ad Est della Nato e i vari i comandi dell’Alleanza, si sento circondati da questa potenza russa che già da mesi provoca apprensione mentre tutti cercano la tranquillità, ma allo stesso tempo si sentono pronti a rispondere.
L’esercitazione “Occidente” o “Zapad” dei 12.700 militari si protrarrà fino al 20 settembre. I soldati rimarranno al confine più orientale della Nato, nell’esercitazione simuleranno un attacco alla Bielorussia da parte di un terzo Paese. I trasferimenti di truppe alla base di Barysau, in Bielorussia e il decollo del primo caccia da Kaliningrad, sono solo l’esito di quanto già era iniziato, definito da Varsavia Centre for Eastern Studies: “cuore della guerra di informazioni tra la Russia e la Nato“.
Le ipotesi su Zapad-17 fin dall’inizio sono state svariate: da una mossa intimidatoria a una prova di forza in un clima di Guerra Fredda; dall’inizio di attacco alla Lituania e alla Polonia all’occupazione della Bielorussia, così come successo nel 2014 in Crimea.
Valeri Gherasimov, capo di Stato maggiore russo, ha assicurato che le esercitazioni: “sono di routine e di carattere difensivo e non rappresentano una minaccia a terze parti“. Ma, guardandosi un po’ attorno, non tutti i Paesi credono a questa versione ufficiale.
L’analista del Centro Studi internazionali di Roma, Marco Di Liddo cerca di dare una sua spiegazione dicendo che di solito “le operazioni militari di Mosca hanno un duplice scopo: quello interno per dimostrare i progressi bellici ai russi e quello internazionale per dimostrare le capacità belliche russe“.
Di Liddo riconosce anche che è naturale il timore che lo schieramento ha suscitato nei Paesi Baltici, ma, rassicura che “Putin non è un pazzo e non attaccherebbe mai un Paese Nato”. Secondo Di Liddo, Zapad-17 è soltanto uno sfoggio di potenza, ciò che invece deve destare preoccupazione è “la cyberguerra: la parità strategica è importante, ma conta davvero chi ha gli hacker migliori”.