Con il successo della destra euroscettica in Polonia, a pochi giorni di distanza dai festeggiamenti di David Cameron in Inghilterra, si allarga la lista dei Paesi in Europa che stanno virando sempre più verso Destra; covando in seno al proprio governo uno scetticismo sempre maggiore nei confronti di quell’organo, l’Unione Europea, il cui progetto non è mai stato in grado di convincere appieno sin dalla sua istituzione. Non tanto per l’idea di base, pienamente condivisibile, quanto piuttosto per com’è stata sviluppata, e per le sue dinamiche tutt’altro che chiare.
E’ stato dunque Andrzej Duda, con il sostegno del PiS (partito di Diritto e Giustizia) di Lech Kaczynski, a guadagnarsi il successo nel primo turno delle ultime elezioni presidenziali in Polonia. Gli exit poll realizzati dall’istituto Ipsos parlano infatti di una percentuale di voti del 34,8% a favore del 43enne di Cracovia, contro i 32,2% raccolti invece da Bronislaw Komorowski, attuale Capo di Stato ed esponente del partito centrista liberale Piattaforma Civica. Si tratta di un risultato alquanto inaspettato, poiché gli ultimi sondaggi davano sì Duda in crescita, ma ben pochi si sarebbero attesi addirittura un clamoroso sorpasso.
Non è ancora il momento di cantare vittoria per Duda tuttavia, poiché i risultati definitivi saranno resi noti solamente nel corso della giornata di domani. Il candidato del PiS, nel frattempo, ha affermando che: “Per poter vivere degnamente, e godere della sicurezza, dobbiamo prima rimettere in sesto il Paese”. Komorowski ha invece parlato così delle proiezioni che lo vedono sconfitto: “L’esito degli exit poll è un serio avvertimento: bisogna che si mobilitino gli uomini di potere e tutti i polacchi, che pensano in modo troppo razionale”.
Secondo gli esperti, Duda è riuscito a passare in vantaggio grazie al supporto del clero polacco (le quali hanno concesso al candidato di PiS di fare campagna elettorale persino all’interno delle chiese); netta la contrapposizione in questo caso con Komorowski, che aveva recentemente introdotto delle riforme per garantire i diritti a tutti i cittadini nella loro diversità, commentandole così: “Non sarà io a dominare le coscienze degli uomini”.
Ma l’ascendente che può avere il giudizio di preti, vescovi ed organi del clero sulla fetta di popolazione credente e cristiana, in sede di campagna elettorale, lo conosciamo bene anche qui in Italia. Jozef Michalik, arcivescovo polacco, ha commentato con queste parole la vittoria di Andrzej Duda nel corso di una cerimonia religiosa: “Non possiamo accettare il male e tacere quando viene calpestata la legge divina. Se vuole sopravvivere, la Polonia deve convertirsi”.