Vittima di stupro commuove il suo aggressore in aula: “Il mio corpo non ha più valore”

In Inghilterra, una vittima di stupro ha parlato apertamente al suo aggressore durante il processo, descrivendo come la sua vita sia "precipitata nell'oscurità" dal giorno di quella violenza. Lui, colpevole di almeno 7 stupri, è scoppiato a piangere

Vittima di stupro commuove il suo aggressore in aula: “Il mio corpo non ha più valore”

In Inghilterra, una ragazza vittima di stupro ha deciso di rinunciare al suo diritto all’anonimato per avere la possibilità di confrontarsi direttamente con il suo stupratore in tribunale; uno straordinario atto di coraggio, che le ha permesso di esprimere tutto il dolore e la disperazione provati sin dal momento del terribile crimine, rivolgendosi proprio a colui che quel giorno le ha rovinato la vita. Jessica Howard, 23 anni, ha guardato negli occhi Clive Howard, 57 anni (nessun legame di parentela, nonostante l’omonimia), lasciandosi andare e raccontando pubblicamente di come quella violenza l’abbia fatta precipitare in un baratro senza via d’uscita.

“A causa tua, il mio corpo ora non significa più niente per me. Mi hai tolto il controllo su me stessa, il mio corpo è diventato un oggetto inanimato senza alcun valore-ha confessato Jessica, guardando il suo violentatore seduto sul banco degli imputati-quando ho raccontato ciò che tu mi hai fatto, volevo vomitare”. La giovane ha ammesso che, dal giorno dello stupro, ha iniziato a soffrire di forti disordini alimentari, attacchi d’ansia ed a compiere atti di masochismo: “Prima di tutto mi hai umiliata […] incolpo me stessa per essere stata violentata, per aver deciso di salire sulla tua macchina”.

Jessica è un fiume in piena. In aula regna un silenzio surreale, mentre lei continua il suo straziante racconto: “Ho dovuto vedere il volto di mia madre mentre lei guardava la sua unica figlia dopo che era stata violata, nel modo peggiore possibile. Mi hai reso impossibile vivere un solo momento di felicità. Ciò che mi hai fatto, ha letteralmente oscurato ogni frammento di gioia che avessi”. A quel punto, accade ciò che non ti aspetti: Clive Howard, accusato di sette stupri (più un tentativo di stupro fallito) e tre rapimenti nel corso di un periodo complessivo di 28 anni di violenze impunite, inizia a singhiozzare. Sempre più forte.

Infine, l’uomo si lascia andare ad un pianto incontrollato, che non commuoverà però il giudice Stephen Holt, il quale commenterà con un laconico: “Lacrime di coccodrillo”. Holt, nel leggere la sentenza di 10 anni e 3 mesi di carcere comminata a Clive Howard, rivolgendosi al violentatore ha ricordato come: “Due delle vittime hanno descritto come tu le abbia sculacciate, e questo è un’ulteriore atto di umiliazione e degradazione. […] C’era un chiaro grado di pianificazione e selezione dei bersagli”.

Howard, di professione meccanico, è stato arrestato dalla polizia proprio grazie alla preziosa testimonianza di Jessica, la quale era riuscita a descrivere la sua Volvo alla polizia in seguito allo stupro avvenuto a Norwich nel Maggio dell’anno scorso, permettendo così agli inquirenti di risalire all’aggressore. Fuori dall’aula, il detective Chris Burgess ha rivelato che il DNA di Howard trovato sotto le unghie di Jessica è stato determinante per incastrare l’uomo. E’ inoltre stato reso noto che altre 15 potenziali vittime si sono fatte avanti nel corso del processo, ed in uno di questi casi la polizia avrebbe già le prove necessarie ad imputare ad Howard lo stupro in questione.

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