Mai come in questo periodo negli Stati Uniti la questione delle armi sta dividendo l’opinione pubblica. L’intero Paese è infatti ancora scosso dall’ultima strage ingiustificata, resa possibile da leggi che facilitano l’acquisto di armi. Il responsabile della recente sparatoria in un college dell’Oregon era appunto in possesso di ben 13 armi da fuoco, tutte comprate legalmente.
Evidentemente non basta l’impegno del Presidente Obama nel cambiare le leggi e, come lui stesso ha ammesso, non può agire da solo: “si può fare qualcosa per cambiare le cose -afferma- ma non senza il Congresso e i governatori”. In più, c’è da aggiungere che gli interessi delle lobby nel vendere le armi possono risultare più potenti dello sdegno di una Nazione intera davanti a queste efferate stragi.
Proprio negli ultimi giorni, il Washington Post ha fatto sapere che non solo le armi da fuoco negli USA sarebbero circa 357 milioni contro i 317 milioni di abitanti, ma la produzione di queste ultime sarebbe addirittura raddoppiata negli ultimi 4 anni. Qual è quindi l’effetto di tutto ciò? Ce lo dice una statistica che fa a dir poco rabbrividire: dal 2001 gli americani uccisi dalle armi da fuoco sono 406.496, mentre i cittadini uccisi dal terrorismo (inclusi i caduti dell’11 settembre) risultano finora 3380.
Purtroppo il numero delle persone assassinate da un colpo di pistola è destinato ad aumentare se non si agisce repentinamente, ma ci sono ancora coloro che difendono il possesso di armi per “difesa personale”: i repubblicani. Donald Trump, magnate americano in lizza per le presidenziali, ha addirittura affermato riguardo alla strage dell’Oregon che “Se gli insegnanti fossero stati armati, avrebbero potuto proteggere gli studenti rimasti uccisi nella sparatoria”.
Intanto però è recentemente trapelata la notizia che in Ohio un ragazzino di 11 anni ha sparato e ucciso per sbaglio il fratellino. Anche dei bambini riescono quindi a freddare una persona con una pistola in mano. In fin dei conti, cosa ci vuole a premere un grilletto?