Non verrà incriminato Eric Hill, il poliziotto che lo scorso 4 Aprile sparò ed uccise Justus Howell, poiché l’agente esplose quei colpi fatali solo dopo aver appurato che la sua incolumità fosse realmente in pericolo. A stabilirlo è stata la Procura dell’Illinois, al termine di un’intricata indagine che ha coinvolto persino l’FBI. Gli inquirenti hanno così potuto far luce sulla morte del 17enne afroamericano ucciso dall’agente Hill in servizio, arrivando alla conclusione che la vittima avesse una pistola in mano, e perciò che la vita stessa dell’agente di polizia fosse in reale e concreto pericolo.
Secondo le ricostruzioni, Justus Howell aveva un appuntamento con un uomo che avrebbe dovuto vendergli una pistola, tenutosi in una strada della città di Zion. Il giovane però non intendeva pagare e così, sempre stato a quanto emerso dalle indagini, avrebbe cercato di rubare la pistola al venditore. Proprio in quel contesto sarebbero partiti i colpi d’arma da fuoco che hanno attirato l’attenzione del poliziotto.
Sarebbe quindi scattato un inseguimento a piedi, al termine del quale il giovane, secondo la testimonianza di Hill, si sarebbe girato verso di lui, puntandogli contro la pistola. A quel punto che poliziotto, sentendosi minacciato, avrebbe fatto fuoco, uccidendo sul colpo Justus Howell. Questa versione però rischia di far riaccendere i forti rancori covati dalla comunità afroamericana nei confronti della polizia statunitense, troppe volte macchiatasi di palesi episodi di razzismo e violenza ingiustificata.
Lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama aveva peraltro ammesso: “Ci sono giovani fermati dalla polizia e fatti fuori senza motivo. Non c’è dubbio che le minoranze sono trattate diversamente: afroamericani, asiatici, latinos. Questo non è giusto […] continuerò a lottare per la questione razziale, e contro le diseguaglianze sociali, a partire dalle disparità di reddito”.