Il patron di Amazon e proprietario del Washington Post, Jeff Bezos, conosciuto oltre che per la sua ricchezza anche per la sua umanitò, dona 33 milioni di dollari a un fondo che si occupa di elargire borse di studio ai giovani immigrati giunti negli Stati Uniti da bambini e figli di genitori sprivvisti di documenti, i Dreamers.
Un atto controcorrente rispetto a ciò che sta accadendo con la politica negli Sates, dove Trump ha creato tensione sul fronte dell’immigrazione, sia per le parole dure usate sull’argomento sia per le trattative che sono in corso in Congresso per sciogliere il nodo del Daca, il Deferred Action for Childhood Arrivals, ovvero proprio il piano riguardante le tutele verso i Dreamers.
La settimana scorsa un magistrato, William Alsup, di San Francisco, ha accolto la richiesta di bloccare la decisione del governo Trump di far cessare il programma volto a tutelare i circa 800 mila “Dreamers”, programma istituito dall’ex presidente Barack Obama. Il 5 marzo il Daca rischia di essere chiuso per sempre, ma il blocco accolto dal magistrato darà una tregua,almeno fino a quando le numerose cause avviate non saranno risolte.
La decisione del magistrato è stata definita da Trump oltraggiosa, ma a favore di essa sono ivece oltre 100 imprenditori americani appartenenti ad aziente di grosso calibro, tra cui Facebook, Apple, Amazon, Gm, Google, Intel, Uber.
Queste aziende hanno firmato una petizione per chiedere al Congresso di non permettere la chiusura del Daca e di votare anzi una legge per salvare il programma. Le parole di chi ha firmato la petizione sono state le seguenti:”l’imminente fine del programma Daca crea la minaccia di una crisi della mano d’opera in tutto il Paese”.
Inoltre, secondo una ricerca pare che mandare via i giovani tutelati invece dal programma verrebbe a costare all’economia statunitense una cifra colossale, pari a 215 miliardi di dollari. Alcuni esponenti del Congresso avevano annunciato un accordo per risolvere il problemi, smentito però dalla portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders. Ma forse ancora qualcosa si può fare.