USA: aborto spontaneo alla 17esima settimana, 21enne condannata per omicidio colposo

Una 21enne dell'Oklahoma ha subito nel 2020 un aborto spontaneo alla 17esima settimana due giorni dopo aver consumato marijuana e anfetamine. La donna è stata adesso condannata per omicidio colposo per la morte del bambino.

USA: aborto spontaneo alla 17esima settimana, 21enne condannata per omicidio colposo

Una ragazza di 21 anni è stata dichiarata colpevole di omicidio colposo di primo grado dopo aver subito un aborto spontaneo lo scorso anno. La condanna è stata emessa il 5 ottobre in Oklahoma nei confronti di Brittney Poolaw, che dovrà trascorrere quattro anni in prigione in seguito all’aborto avvenuto nel 2020.

All’epoca la donna aveva solo 19 anni, ed il 4 gennaio 2020 entrò in travaglio e partorì in casa un bambino già morto. La donna fu trasportata all’Ospedale Comanche County Memorial, dove ammise allo staff medico di aver fatto uso di marijuana ed anfetamine due giorni prima. Gli esami medici confermarono quanto confessato, e l’autopsia stabilì che il bambino era alla 17esima settimana di gestazione.

Ad ottobre del 2020 la donna è stata accusata di aver causato la morte del bambino che portava in grembo a causa del suo utilizzo di droghe, una circostanza che però non è mai stata confermata dai report medici. In seguito all’autopsia sul corpo del feto, nonostante fosse risultato positivo alle metanfetamine nel fegato e cervello, un medico ha infatti testimoniato al processo che l’utilizzo delle sostanze da parte della madre potrebbe non essere stato la causa diretta della morte del figlio.

Ciononostante, per la 21enne è arrivata una condanna per la morte del figlio. E’ adesso polemica in quanto molti gruppi di avvocati sostengono che la condanna non sia in linea con la legge dello stato. La legge per omicidio dell’Oklahoma non si applica ai casi di aborto spontaneo, che avviene prima delle 20 settimane di gestazione. Si tratta del tempo minimo affinché il feto possa sopravvivere fuori dall’utero materno.

Secondo la legge, una madre non può essere perseguita per aver causato la morte del fetoa meno che non abbia commesso un crimine” che ha portato alla sua morte. Dare la colpa dell’aborto all’utilizzo di droghe da parte della madre è “contrario a tutte le prove scientifiche“, sostengono gli avvocati. “Neppure nel report dell’autopsia l’utilizzo delle sostanze viene indicato come causa dell’aborto. Nonostante questo, il procuratore ha incriminato giovane“.

Continua a leggere su Fidelity News