Per la storiografia ufficiale non ci sono dubbi: Adolf Hitler si è tolto la vita nel suo bunker di Berlino il 30 aprile del 1945. Intenzionato a non farsi prendere vivo dai soldati dell’armata rossa, il leader del terzo Reich si sparò dopo aver ingerito una capsula di cianuro. Il suo corpo venne poi bruciato, ma i resti vennero recuperati dalle truppe di occupazione sovietica.
Nel corso degli anni, in molti hanno avanzato una serie di dubbi legati alla scomparsa del dittatore nazista, che a distanza di oltre 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, continuano a sostenere che Hitler non si suicidò, ma riuscì a scappare in Argentina con un sommergibile.
In effetti alcuni dei gerarchi del terzo Reich riuscirono a dileguarsi per mezzo della Ratline, la via di fuga adoperata per raggiungere l’America Latina. Ma su Hitler, nonostante qualche voce fuori dal coro che ha gridato al complotto, la maggior parte degli storici non ha avuto dubbi, arrivando ad affermare che si sarebbe ucciso insieme con Eva Braun.
Lo studio
Ora a confermare questa ricostruzione, troviamo anche uno studio scientifico condotto da parte dell’Università di Versailles, riportato dalla rivista European journal of internal medicine. Per costoro, che hanno avuto modo di esaminare i pochissimi resti del leader nazista salito al potere nel 1933, il suicidio sarebbe stato concretizzato per mezzo di un colpo alla fronte. Philippe Charlier, coordinatore dello studio, ha dichiarato che il teschio presenta un foro dovuto al passaggio di un proiettile. Anche i residui di colore bluastro sui denti, testimoniano l’avvenuto avvelenamento per mezzo del cianuro.
Il corpo di Hitler, dopo essere stato recuperato dalle truppe sovietiche, venne seppellito a Magdeburgo, nella Germania dell’Est. Nel 1970 venne poi riesumato e cremato: le ceneri vennero disperse per mezzo di un’operazione top secret condotta da parte degli agenti del KGB. Venne però segretamente conservato il cranio e i denti, di cui si dichiarò il possesso solamente nel 1993.