Il 18 marzo 2025, il parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta l’organizzazione di eventi e manifestazioni del Pride, segnando un ulteriore passo verso la repressione dei diritti della comunità LGBTQ+ nel paese. Con 136 voti favorevoli e 27 contrari, il parlamento ha adottato un emendamento alla legge sul diritto di assemblea, che proibisce le manifestazioni che violano la normativa sulla “protezione dei minori“.
Questo emendamento colpisce in particolare quelle che “rappresentano o promuovono” l’omosessualità ai minori di 18 anni, impedendo di fatto qualsiasi tipo di manifestazione pubblica a favore della comunità LGBTQ+. L’emendamento alla legge, presentato dal partito nazionalista e conservatore Fidesz, guidato dal primo ministro Viktor Orbán, è stato discusso e approvato in modo accelerato, in meno di 24 ore. L’obiettivo del governo, secondo quanto dichiarato dai suoi esponenti, è quello di proteggere i minori da influenze che potrebbero “promuovere stili di vita contrari alla famiglia tradizionale“.
Nello specifico, il governo ritiene che il Pride e le sue manifestazioni siano una forma di “propaganda” per valori sessuali promiscui, piuttosto che una protesta legittima per il riconoscimento dei diritti e dell’identità della comunità LGBTQ+. Questa legge segna una delle più dure restrizioni alla libertà di espressione e assemblea in Ungheria, un paese che, sotto la guida di Orbán, ha visto un crescente isolamento dalle politiche progressiste europee.
Con l’approvazione della nuova norma, chi organizza o partecipa a un evento del Pride rischia una multa fino a 200.000 fiorini ungheresi (circa 500 euro), mentre la polizia potrà ricorrere all’uso di software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti a queste manifestazioni. Questo segna una violazione della privacy dei cittadini e l’introduzione di misure drastiche per reprimere la comunità LGBTQ+. La legge sulla “protezione dei minori”, approvata nel 2021, vieta l’educazione e la discussione su temi legati all’omosessualità in luoghi pubblici frequentati da minori.
Secondo il governo di Orbán, questi eventi del Pride non sono altro che veicoli di propaganda per valori che minano l’ordine sociale tradizionale e cristiano, mirando a “cambiare” la percezione della sessualità nella società. Tuttavia, per gli attivisti LGBTQ+ e le organizzazioni che difendono i diritti civili, queste leggi rappresentano una chiara forma di discriminazione. La comunità LGBTQ+ ha denunciato la politica repressiva del governo, accusando Orbán di usare l’argomento della “protezione dei bambini” come pretesto per soffocare la libertà di espressione e per colpire le voci di opposizione al suo regime.
La reazione a questa legge è stata immediata, con le organizzazioni per i diritti umani e i difensori della comunità LGBTQ+ che hanno condannato con forza la decisione del parlamento. Molti sostengono che l’Ugneria stia adottando una linea sempre più autoritaria, utilizzando la comunità LGBTQ+ come capro espiatorio per guadagnare consensi tra l’elettorato conservatore, particolarmente sensibile ai temi della famiglia e della tradizione. Gli organizzatori dei Pride hanno denunciato una strategia del governo di Orbán che mira a legittimare un’autoritaria concentrazione di potere, dove le libertà individuali e collettive sono messe in secondo piano rispetto agli obiettivi politici.
Viktor Orbán, che governa l’Ungheria in modo semiautoritario dal 2010, ha progressivamente smantellato molte delle istituzioni democratiche del paese. Il suo partito, Fidesz, si presenta come difensore dei “valori cristiani” e della “famiglia tradizionale”. Orbán ha spesso criticato la cosiddetta “ideologia del gender”, un termine dispregiativo utilizzato dai conservatori per descrivere la diffusione della consapevolezza dei diritti LGBTQ+ e le politiche volte alla parità di genere. Secondo Orbán e i suoi alleati politici, queste politiche minacciano l’ordine sociale tradizionale e l’integrità della famiglia ungherese. In un paese che ha visto crescere l’intolleranza verso le minoranze e il dissenso, questa legge rappresenta un altro passo nel consolidamento del potere del governo di Orbán. I suoi oppositori sostengono che dietro la retorica di “protezione dei bambini” si nasconda la volontà di reprimere tutte le forme di dissenso politico e culturale, colpendo in particolare la comunità LGBTQ+ e chiunque osi sfidare l’ideologia del governo.