La sigla PP può riferirsi a molte cose: un fervente cattolico osservante potrebbe immediatamente scomporla in “Padre Pio“, mentre la mente di un bambino-se adeguatamente ispirata dai capolavori Disney-l’assocerebbe probabilmente all’intramontabile Paolino Paperino; e ancora, mantenendoci nell’ambito del fumetto, gli amanti dei supereroi potrebbero vederci le iniziali di Peter Parker, il formidabile Uomo Ragno partorito dal fertile ingegno di Stan Lee.
Chiedendo d’interpretarla ad un amante dei giochi di ruolo invece, la sigla PP verrebbe quasi certamente intesa come abbreviazione di “Power Player“. Ma in questo caso con quelle due lettere-anzi, con quell’unica lettera ripetuta-ci rifaremo ad un binomio ben più nefasto, eppure purtroppo non meno ricorrente o conosciuto di quelli già citati: stiamo parlando della ben nota associazione tra Preti e Pedofilia.
La vicenda in questione è quella di Peter Ball, l’ex vescovo di Lewes (Inghilterra), recentemente incarcerato per aver abusato di almeno 18 bambini tra il 1977 ed il 1992. La storia di Ball è atroce e sconcertante, una sorta di incubo ad occhi aperti; non tanto per gli orrori commessi dall’ex vescovo inglese, quanto per i contorni dell’intera vicenda.
Perché quando 22 anni fa Peter Ball finì a processo per la prima volta, in seguito alla denuncia di una delle sue vittime, vi fu una mobilitazione generale per difenderlo da parte delle più alte cariche del Regno Unito: parlamentari, un Lord Chief Justice (storicamente la più alta carica della magistratura d’Inghilterra e Galles, subito dopo il Lord cancelliere, figura quest’ultima destituita nel 2005), prèsidi di istituti scolastici, persino membri della famiglia reale.
Tutti si adoperarono per salvare Peter Ball, colpevole di aver violentato 18 bambini nell’arco di 15 anni. Bobbie Cheema, Consulente della Regina, ha recentemente reso noto che arrivarono lettere che sollecitarono il giudice a far cadere le accuse persino dal gabinetto del Primo Ministro britannico. “E’ un prete, un uomo di Dio, quei bambini devono essersi inventati tutto”. Eh, già.
Lo tsunami di cariche di Stato e della Magistratura tra le più alte del Regno Unito si abbatté così sul processo, consentendo a Peter Ball-amico intimo tra gli altri anche del Principe Carlo d’Inghilterra-di non venire incriminato per i capi d’accusa a lui ascritti. Neil Todd, il giovane che trovò la forza di denunciare gli abusi subiti anche di fronte ad un clima di omertà tanto opprimente e soffocante, si tolse la vita nel 2012. Proprio quell’anno in cui la polizia decise di riaprire le indagini; ma lui-la prima vittima a farsi avanti-aveva già assistico al traumatico esito del processo-farsa ai danni del suo stupratore. E la riapertura di quella ferita l’ha spinto al suicidio.
Solo il mese scorso, a 22 anni di distanza da quel lontano ed ignominioso 1993, un Peter Ball oramai prossimo al trapasso ha deciso di confessare, di alleggerirsi la coscienza. Li aveva stuprati lui, quei bambini. Dopo più di due decenni di silenzi e segreti, ora è ufficiale. Così il prete anglicano ex vescovo di Lewes, ora 83enne, è finito in carcere la scorsa settimana. Dove trascorrerà presumibilmente gli ultimi mesi della sua vita, con oltre un ventennio di ritardo.