UK divisa: chi deciderà sulla vita di bimbo affetto da malattia rara?

Il Regno Unito è diviso sulla delicata questione che attiene alla vita di un neonato, di appena sette mesi, affetto da una malattia rara, per la quale secondo i medici dell'ospedale che lo ha in cura, non sembra esserci rimedio. Di parere contrario i genitori.

UK divisa: chi deciderà sulla vita di bimbo affetto da malattia rara?

C’è un caso delicato che sta infiammando l’opinione pubblica inglese: il caso di Charlie, un bimbo di sette mesi affetto da una malattia rara, per la quale sembra non esserci cura. Di parere contrario sono i genitori che hanno portato la questione davanti ai giudici londinesi.

Charlie – il piccolo di sette mesi nato il 4 agosto scorso, figlio di Connie Yates e Chris Gard – è risultato affetto da una grave patologia per la quale riceve un trattamento continuo ventiquattro ore al giorno presso l’ospedale Great Ormond Street di Londra.

Secondo i medici che lo hanno in cura, per il piccolo non sembra esserci alcuna cura, dunque alcuna speranza di vita, pertanto gli dovrebbe essere consentito morire. Di parere diverso sono i due giovani genitori, che al contrario hanno trovato una cura innovativa applicata negli Stati Uniti, cosa che potrebbe al contrario salvargli la vita.

Non sentiamo che il piccolo stia soffrendo dicono i genitori in occasione di un’intervista della BBC, aggiungendo che il piccolo può ancora muovere le braccia e le mani, anche se non può aprirle del tutto. La cura innovativa sperimentata negli Stati Uniti non è curativa, ma consentirebbe al piccolo di poter avere una migliore qualità di vita. Una cosa che farebbe sicuramente la differenza in questo momento.

Sono solo 16 le persone al mondo affette da deplezione mitocondriale, Charlie è uno di questi. La madre del piccolo ha lanciato una campagna di raccolta fondi dal titolo #CharlieFight, che sta avendo un certo successo, infatti la raccolta ha già raggiunto 220 mila sterline. Soldi che serviranno a Charlie per affrontare le cure negli USA.

Ma prima di ciò, il tribunale londinese dovrà decidere sull’opportunità o meno della nuova cura, che per molti potrebbe sembrare accanimento terapeutico nei confronti di un bimbo che non può neanche parlare, dunque manifestare apertamente il proprio livello di dolore.

Una decisione difficile da cui dipenderà la vita di un bimbo di appena sette mesi.

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