Kailee Jo McMullen, 22 anni, abitava con la sua famiglia a Oklahoma City, era un’ex cheerleader, amava immensamente gli animali e sognava di diventare un vigile del fuoco. Lo scorso 29 giugno suo padre, Ronald ‘Ronnie’ McMullen le ha tolto la vita: l’uomo chiamò la polizia alle 5 e 45 inventandosi una storia plausibile per scagionarsi. Raccontò agli agenti di aver trovato la figlia in una pozza di sangue, ipotizzando che la ragazza si fosse suicidata sparandosi in faccia.
La madre stava tentando di rianimarla quando i poliziotti arrivarono sul posto: gli agenti presero a dubitare immediatamente della versione riportata dal padre, molti particolari raccontavano una storia diversa. Le macchie di sangue, a schizzo, sulla camicia di Ronnie facevano facilmente intuire che fosse presente al momento dello sparo, un revolver era appoggiato sul tavolino. McMuller, dopo aver parlato con i poliziotti, è stato visto pulirsi le scarpe dal sangue, utilizzando lo zerbino all’entrata di casa, con indifferenza, come fosse un evento naturale.
Ronald McMullen è stato arrestato il 5 luglio con l’accusa di aver ucciso, sparandole in faccia, la figlia Kailee. Le indagini hanno portato alla luce la motivazione principe dell’omicidio, svelando una verità atroce: il rapporto fra padre e figlia era litigioso, conflittuale, violento – da sempre – ultimamente i contrasti si erano acutizzati. Kailee era stata oggetto di violenze sessuali da parte del padre, probabilmente in quell’ultimo periodo la ragazza aveva minacciato Ronnie di denunciarlo, non intendeva più tacere su ciò che le era accaduto in tenera età.
Il padre mostro aveva pensato che inscenando un suicidio tutti i problemi all’orizzonte si sarebbero dissolti. Sta per iniziare il processo di McMuller, l’accusa è di omicidio di primo grado. I familiari ricordano con affetto e strazio la giovane vittima: “Kailee amava la vita, aveva un gran senso dell’umorismo e una personalità dalle mille sfaccettature”.