Turchia, pronto il processo l’imam Gulen. Ma gli USA dicono no all’estradizione

La Turchia ha ufficialmente chiesto agli USA l'estradizione di Fetullah Gulen, l'imam considerato la mente del golpe fallito contro Erdogan. Tuttavia l'America non ha intenzione di acconsentire.

Turchia, pronto il processo l’imam Gulen. Ma gli USA dicono no all’estradizione

In Turchia la situazione è sempre più tesa in seguito al golpe fallito dello scorso 15 luglio, che ha di fatto dato modo al dittatore Recep Tayyip Erdogan di spazzare letteralmente via gli avversari politici laici, per plasmare un nuovo Paese improntato sui dettami del fondamentalismo islamico.

C’è però chi, in tempi non sospetti, deciso di allontanarsi dalla propria patria per iniziare altrove una nuova vita: stiamo parlando di Fetullah Gulen, l’imam un tempo alleato di quell’Erdogan “prima versione” (osannato peraltro all’epoca anche dai media occidentali, come già avvenne in precedenza con personaggi della medesima caratura quali Adolf Hitler o Benito Mussolini), poi fuggito in esilio volontario negli USA nel 1999.

Il presidente della Turchia ha infatti indicato proprio in Gulen la “mente che ha guidato il Golpe del 15 luglio“, chiedendo ufficialmente agli Stati Uniti d’America l’estradizione dell’imam affinché possa venire processato in patria. Tuttavia la Casa Bianca finora ha sempre rigettato le (numerose) richieste arrivate da Ankara, non avendo alcuna intenzione di consegnare il religioso moderato in mano ad Erdogan.

Le accuse che Gulan dovrebbe affrontare in quella Turchia sempre più copia d’una Germania d’altri tempi (fortunatamente non con lo stesso potenziale militare, seppure dotata dello “spauracchio-rifugiati” da sventolare come asso della manica ad ogni singolo summit internazionale) sono d’altronde già state esplicitate dal procuratore Can Tuncay, e consistono in:

“Tentativo di rovesciare il Governo turco, privare cittadini della libertà personale con l’uso di forza, minaccia o frode, tentto omicidio del Presidente della Repubblica, tentativo di abbattere il parlamento turco, tentativo di rovesciare l’ordine costituzionale“.

Nonostante il mandato di cattura emesso da Ankara però, gli States finora hanno risposto picche, ben sapendo a quale sorte andrebbe incontro il predicatore islamico (che al contrario di Erdogan, aveva sempre sostenuto la necessità di uno Stato laico); inoltre, il Wall Street Journal ha rivelato che Washington non sarebbe affatto convinta dell’attendibilità delle prove fornite dalla Turchia in merito al coinvolgimento dell’imam nel golpe.

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