La data di ieri, 27 Luglio, a Tunisi, è da considerarsi storica. Ieri, infatti, dopo ostacoli e rinvii, finalmente è stata approvata, all’unanimità, la legge contro la violenza sulle donne. L’iter, come accennato, è stato lungo e accidentato, un susseguirsi di rinvii che non lasciava presagire alcun risultato positivo.
Invece, il Parlamento tunisino ha approvato, con 146 voti su 146, e quindi all’unanimità, la “legge organica contro la violenza sulle donne e per la parità di genere”. La legge, composta da ben 43 articoli e suddivisa in 5 capitoli, mira a garantire la lotta contro ogni forma di violenza o sopruso che si attui nei confronti delle donne.
La legge, inoltre, vuole garantire che la donna venga rispettata nella sua dignità, e che non ci sia alcun tipo di disparità o discriminazione dovuta al genere, puntando sia sulla prevenzione che sulla punizione dei colpevoli con delle misure di protezione e di assistenza alle vittime di tali reati.
Un altro aspetto, molto importante e oserei dire fondamentale, è la rimozione di ogni forma di disparità tra i due sessi, anche sul piano lavorativo.
In Tunisia le donne, infatti, non possono ambire a determinati posti di lavoro, o alla partecipazione alla vita politica. Emanciparsi economicamente e lavorativamente, per una donna, è molto difficile. Fino ad oggi, le inuguaglianze delle leggi hanno relegato la donna in una posizione di subordinazione rispetto all’uomo, in una società fortemente patriarcale che prevedeva il consenso del padre, o del marito, anche solo per una richiesta di finanziamento.
Vero è che determinati lavori non è che siano espressamente vietati dalla legge, ma le giovani donne, per evitare ripercussioni in famiglia, devono avere il consenso del padre o del marito per ricoprire alcuni ruoli che potrebbero sembrare indecorosi. Un esempio banale: l’hostess di volo. Per una donna non è decoroso servire alcolici o dormire negli Hotel, condizione per cui, una donna che volesse ambire a fare questo lavoro, non ha il permesso di farlo.
La speranza è che la legge, entrata in vigore ieri, elimini tutte queste disparità. Tra le novità, ultima ma non per importanza (anzi), è l’abrogazione dell’articolo 227 bis del codice penale. Questo articolo prevedeva il “perdono” per lo stupratore di una minore se, dopo la violenza, sposava la vittima stessa del suo stupro.
La nuova versione del testo parlamentare prevede, invece, pene molto severe senza alcuna possibilità di sottrarsi alle conseguenze di un delitto così efferato come la violenza sessuale.