Donald Trump ha affondato la lama nei confronti degli sportivi americani. Dopo il clamoroso rifiuto da parte dei Golden State Warriors, campioni della NBA, di visitare la Casa Bianca, e l’atto contro il presidente del commissioner (capo) della NFL, Goodell, senza precedenti nella storia dello sport americano, Trump ha scaricato la propria ira contro gli atleti che si inginocchiano all’inno nazionale.
Trump ha espressamente richiesto da un palco dell’Alabama alle squadre di NBA, NFL e MLB di licenziare in tronco quei giocatori che, secondo il presidente, mancano di rispetto all’iuno americano ponendosi in ginocchio durante la sua esecuzione; tale libertà è stata invece concessa come principio di democrazia proprio dal commissioner NFL, Goodell, agli atleti delle 32 franchigie di football americano.
Il presidente Trump è rimasto probabilmente sconvolto e non ha gradito vedere il dissenso nei suoi confronti dei giocatori dei Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ravens inchinarsi, tutti, all’inno nazionale in mondovisione, davanti al pubblico di Wembley, a Londra, per gli International Games della NFL. Le sue parole non hanno fatto altro che infiammare gli animi degli sportivi a stelle e strisce ancora di più.
LeBron James, superstar della NBA, tra i più aperti sostenitori di Obama e della Clinton, oltre che a sostegno dell'”ideatore” di questa campagna, Colin Kaepernick (quarterback NFL ora senza contratto proprio per questi fatti), ribadisce la sua contrarietà a ciò che sostiene il presidente: ” Si tratta di uguaglianza e di poter denunciare le cose che non riteniamo giuste. Non voglio nemmeno pronunciare il suo nome. E’ il popolo a mandare avanti questo paese, non una singola persona.”.
Gregg Popovich, allenatore dei San Antonio Spurs da 20 anni, rincara la dose: il carismatico coach, da poco anche allenatore del “Dream Team” USA, è un personaggio (bianco) amato e rispettato da tutti per il suo spirito e le vittorie ottenute (cinque NBA vinte con gli Spurs); Popovich afferma quanto segue: “Qualcun altro con più senso della decenza su come porsi nei confronti degli altri servirebbe meglio il paese. Il nostro paese è una vergogna nel mondo. Bisogna parlarne, bisogna che la gente si senta a disagio, soprattutto i bianchi, che invece stanno bene e non se ne accorgono”. E sull’invito negato agli Warriors campioni del 2017 fa notare: “La situazione è disgustosa e comica. Comico che l’invito sia stato revocato, non sarebbero andati lo stesso“.