Ricordate Patrick Zaki? Il ricercatore egiziano, studente a Bologna, per cui si sono fatte manifestazioni, petizioni per la scarcerazione, arrestato in Egitto, come dissidente politico? Oggi compie trent’anni, e lo fa in carcere, a Tora, il più duro di tutti. Il presidente del Parlamento europeo torna a chiederne la liberazione e sono state raccolte duecentomila firme per renderlo cittadino italiano.
La sua detenzione viene prolungata di quaranta giorni in quaranta giorni, non c’è modo di liberarlo, nonostante i vari appelli. Secondo Amnesty international il ragazzo aveva l’unica colpa di difendere i diritti umani. si trova in prigione dal 7 febbraio 2020, il mondo politico si è mosso a sostegno del ragazzo, e molti sono i messaggi di sostegno.
“La sua detenzione è una vergogna per tutti coloro che credono nei valori umani e nei diritti fondamentali della persona” dice David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, anche il segretario del Pd, Enrico Letta ne chiede la cittadinanza onoraria italiana e scrive al presidente Draghi, perchè faccia qualcosa.
Oggi a Bologna verrà inaugurato il percorso espositivo “Patrick Patrimonio dell’umanità” fino al 30 giugno, una mostra immersiva, perchè non si distolga l’attenzione ed il ragazzo non rimanga solo; aveva scritto molte lettere dal carcere destinate ai genitori, in cui raccontava la sua prigionia, e noi tutti abbiamo preso a cuore la sua vicenda.
Quella di Zaki ricorda molto la storia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano arrestato per la stessa ragione, e ucciso ingiustamente dai servizi segreti; si devono prendere seri provvedimenti affinchè venga fatta giustizia per questi giovani e non venga lasciato tutto nel dimenticatoio.
Amnesty International ha preso molto a cuore il giovane, così come star internazionali ne hanno chiesto l’immediato rilascio. Continueremo a seguire il caso sperando presto, che le autorità prendano seri provvedimenti in merito, e il ragazzo torni presto a riabbracciare la sua famiglia.