Tensione Iran-Israele: operazioni notturne con 13 perdite, clima sempre più caldo

Nella notte del 15 giugno 2025, operazioni congiunte di Iran e Houthi contro Israele hanno causato la perdita di 13 civili, tra cui tre bambini; nel frattempo Netanyahu annuncia nuove azioni e Teheran accusa lo Stato ebraico di violare gli accordi nucleari.

Tensione Iran-Israele: operazioni notturne con 13 perdite, clima sempre più caldo

La notte tra sabato e domenica 15 giugno 2025 ha visto un’intensificazione delle tensioni tra Iran e Israele, con una serie di operazioni coordinate da Teheran e dai gruppi Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, che hanno interessato diverse zone del territorio israeliano.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha riferito che, dal venerdì precedente, sono state registrate 13 perdite tra la popolazione civile, inclusi tre bambini. Nell’ultimo intervento notturno, sono state segnalate 8 perdite e circa 200 persone hanno riportato ferite, mentre le sirene hanno costretto milioni di israeliani a rifugiarsi nei bunker di emergenza.

Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa sono state tra le località maggiormente coinvolte, con danni rilevanti a edifici residenziali e infrastrutture fondamentali. L’escalation è stata innescata venerdì con l’operazione israeliana “Rising Lion”, che ha colpito siti chiave in Iran, come i complessi di Natanz e Isfahan, causando la perdita di alcuni alti ufficiali iraniani.

In risposta, l’Iran ha intensificato le proprie operazioni, concentrandosi su obiettivi a Teheran e Isfahan, tra cui la sede del Ministero della Difesa e altre strutture, con danni limitati e nessun decesso segnalato.

Secondo fonti iraniane, sono stati inoltre interessati depositi di carburante e un centro commerciale a Isfahan, segno di una strategia che mira anche a influire sull’economia locale oltre che sugli obiettivi militari. I gruppi Houthi hanno partecipato alle operazioni con il lancio di ordigni balistici ad alta velocità “Palestine 2”, coordinati con Teheran, diretti verso zone sensibili nel centro di Israele.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha invitato la popolazione iraniana a lasciare le aree vicine ai siti militari, mentre Netanyahu ha promesso ulteriori interventi, sottolineando che “gli ayatollah non sanno cosa li aspetta” e che anche la guida suprema Ali Khamenei potrebbe essere coinvolta nei piani.

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha denunciato la violazione di “linee rosse” internazionali da parte di Israele, sostenendo che queste azioni hanno compromesso i colloqui nucleari con gli Stati Uniti, originariamente previsti a Muscat e ora sospesi. Sul piano internazionale, il presidente statunitense Donald Trump ha avvertito che un eventuale coinvolgimento iraniano contro basi USA in Medio Oriente potrebbe provocare una risposta militare significativa, pur mantenendo l’intenzione di mediare un accordo di pace.

Tuttavia, fonti riportano che l’amministrazione statunitense preferisce evitare un coinvolgimento diretto nel teatro operativo, nonostante le pressioni ricevute da Israele. In Iran, la situazione interna si fa sempre più delicata, con cambiamenti nell’entourage della guida suprema Khamenei e segnali di crescente instabilità, aggravati da blackout e tensioni sociali. Le due parti sembrano intenzionate a mantenere la propria posizione, rendendo difficile immaginare una rapida soluzione. Nel frattempo, le ripercussioni umanitarie e geopolitiche aumentano, mentre la comunità internazionale osserva con preoccupazione, impegnandosi a trovare soluzioni diplomatiche per evitare una crisi di più ampia portata nella regione.

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