Quello della Corte Suprema Indiana può essere considerato un piccolo passo in avanti verso il rispetto dei diritti civili delle donne. L’organo posto al vertice dell’ordinamento giuridico dell’India ha – infatti – stabilito che una relazione sessuale tra un uomo e una donna di età compresa tra i 15 e 18 anni è perseguibile in quanto stupro. Fin qui nulla di sorprendente, se non fosse per un dettaglio non certo di poco conto, ovvero l’estensione di questa previsione anche alle mogli minorenni.
Con questo provvedimento, i giudici hanno accolto un’istanza contenuta in una procedura di pubblico interesse presentata da un avvocato. Nel documento, il legale chiedeva se una sua assistita minorenne potesse denunciare il marito che con la forza l’aveva costretta ad avere un rapporto sessuale.
In India, quello degli stupri è un vero e proprio dramma sociale che dilaga senza conoscere sosta. A questo si aggiunge anche l’atavica e ricorrente pratica dei matrimoni in cui rimangono coinvolte le “spose bambine“, un malcostume che i giudici hanno mestamente etichettato come particolarmente preoccupante. Di fatto, la loro pronuncia entra nel merito di quanto previsto dall’articolo 375 del diritto penale indiano, dove si considera stupro il rapporto sessuale matrimoniale, ma solo se la sposa ha meno di 15 anni.
Questa sentenza, nella sostanza, giudica incostituzionale il contenuto della norma, obbligando il governo indiano ad intervenire per contrastare le unioni matrimoniali che coinvolgano delle ragazzine minorenni.
Anche il governo italiano ha espresso soddisfazione nell’apprendere la notizia. “Accogliamo con soddisfazione la sentenza della Corte Suprema dell’India che ha stabilito che i rapporti sessuali con una ragazza minorenne sono stupri, anche all’interno del matrimonio. Il rispetto dei diritti umani, e in particolar modo di quelli delle e dei minori, deve essere una priorità internazionale”. Ad esprimersi in tal senso è stata Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.