Studente confessa l’omicidio della nonna mentre gioca a "obbligo o verità": condannato al carcere a vita

Tiernan Darnton ha confessato l'omicidio della nonna 94enne mentre giocava a "obbligo o verità" con i suoi amici che, inizialmente, non gli hanno creduto. Il giovane è stato arrestato.

Studente confessa l’omicidio della nonna mentre gioca a "obbligo o verità": condannato al carcere a vita

Tutti, almeno una volta nella vita, specie da ragazzini, abbiamo giocato a “obbligo o verità” ma non sarà capitato a nessuno, molto probabilmente, di ricevere la confessione che sto per raccontarvi. Tiernan Darnton, mentre ci giocava con gli amici, ha rivelato improvvisamente loro il suo segreto più oscuro, che fino a quel momento aveva tenuto nascosto a tutti: l’omicidio della nonna, la madre 94enne del suo patrigno.

Una confessione agghiacciante, quella del ragazzo, all’epoca dei fatti 17enne, che aggiunse di aver compiuto quel folle gesto perchè non voleva più vedere la donna soffrire di demenza. Gli amici non gli credettero ma, a distanza di anni, si è scoperta la cruda verità.

La vicenda 

Nel maggio 2018, la 94enne Mary Gregory morì in un incendio divampato nel giardino d’inverno della sua villetta da Hysham, nel Lancashire. Inizialmente si pensò ad un tragico incidente, escludendo la responsabilità di terzi per la sua morte, dato che venne ritrovato un mozzicone di sigaretta a terra, ritenendo che quella fosse stata la causa del rogo. 

Il caso, però, è stato riaperto dalla polizia 1 anno dopo, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal ragazzo, diventato 21enne. Durante delle sedute di counselling, Darnton ha confessato l’omicidio della nonna, deceduta dopo 4 giorni di agonia, dicendo di aver utilizzato un accendino per appiccare il fuoco a una delle tende della sua abitazione. A quel punto per lui si sono aperte le porte del carcere. 

A carico del giovane diversi indizi: i disegni con la planimetria della villetta della nonna con le possibili vie di fuga dopo aver appiccato l’incendio mortale, le ricerche effettuate via cellulare e via pc che riportano frasi come: “Sono un assassino”, “Sono un mostro, andrò all’inferno”, “Voglio causare del male”, “Bisogno di uccidere ancora”. 

Lo studente è stato dichiarato colpevole di omicidio dalla Preston Crown Court, nell’Inghilterra nord-occidentale, e condannato al carcere a vita, con pena minima di 15 anni. A nulla sono servite le parole di difesa del padre Chris, che aveva tentato di giustificare l’efferato omicidio, dicendo che soffriva di depressione, vedendo presenze inquietanti. 

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