Le suore clarisse di Belorado, una comunità monastica che ha già fatto parlare di sé, stanno per inaugurare un locale che segnerà una novità senza precedenti: un “ristorante di clausura“. La proposta gastronomica non è l’unico aspetto inusuale della vicenda.
Accanto al progetto culinario c’è infatti un’indagine che coinvolge i pagamenti sospetti legati alla creazione di questo spazio, con al centro una vendita di lingotti d’oro e il sospetto che i fondi possano avere origini poco chiare. La comunità delle suore clarisse di Belorado, che si è distinta per la qualità dei suoi cioccolatini artigianali, aveva già sollevato un polverone nel maggio 2024 quando si è separata dalla Chiesa Cattolica, abbracciando la visione ultra-conservatrice del movimento Pia Union de Sancti Pauli Apostoli.
Questo scisma ha portato a una scomunica formale da parte delle autorità ecclesiastiche, ma non ha impedito alle suore di proseguire sulla loro strada, con la loro attenzione rivolta ora all’apertura di un ristorante che integra tradizione gastronomica locale e cucina monastica. Il nuovo ristorante, il primo del suo genere al mondo, sorgerà all’interno di un hotel situato ad Arriondas, nelle Asturie.
La struttura sarà gestita dalle suore che, pur mantenendo il loro voto di clausura, non rinunceranno alla responsabilità della cucina e alla gestione del locale. L’offerta gastronomica mescolerà piatti tipici asturiani con le specialità monastiche, inclusi i famosi cioccolatini prodotti dalla comunità.
Nonostante il carattere innovativo del progetto, le suore sono riuscite a mantenere il loro isolamento dalle dinamiche esterne, poiché non saranno direttamente coinvolte nelle operazioni di sala. Se da un lato il ristorante rappresenta un nuovo passo per le suore di Belorado, dall’altro le autorità spagnole stanno monitorando attentamente i fondi utilizzati per finanziare l’intera operazione.
La Procura ha infatti avviato un’indagine sul pagamento di 1,73 chili di lingotti d’oro, che sarebbero stati venduti per una somma che supera i 130mila euro. La vendita, risalente al 2020, ha attirato l’attenzione dell’Arcivescovado di Burgos, che sostiene che i lingotti appartenessero alla Chiesa. Il tribunale che aveva ordinato lo sfratto delle suore dal convento ha ora il compito di verificare la provenienza di questi fondi, mentre le suore difendono l’operazione sostenendo che si tratti di un investimento oculato, realizzato con la vendita di fondi bancari e di investimento.