Un’escalation del confronto tra Hezbollah e Israele è emersa oggi con la deflagrazione simultanea di cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah in Libano e Siria. Questa azione informatica, presumibilmente attribuito a hacker israeliani, ha causato il decesso di almeno 16 persone e contuso migliaia di altri, tra cui l’ambasciatore iraniano in Libano.
La sortita digitale ha scosso profondamente la regione, con deflagrazioni che hanno riguardato Beirut e Damasco e suscitato una risposta immediata da parte delle milizie sciite. Le deflagrazioni hanno avuto luogo in diverse località strategiche, tra cui la periferia sud di Beirut, la valle della Bekaa e il sud del Libano. La gravità dell’azione è sottolineata dalla presenza di caduti civili, tra cui una bambina di 9 anni, e da lacerazioni gravi inflitte a personale medico e militanti del gruppo sciita
Le autorità libanesi e siriane hanno identificato l’azione come un atto di cyberwarfare, attribuito a un assalto hacker condotto da Israele. Tuttavia, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha preso le distanze da queste accuse, mentre è in corso una riunione di emergenza del governo israeliano. La reazione di Hezbollah è stata immediata e dura. Le milizie sciite hanno promesso di “punire Israele” per l’atto, annunciando che la risposta sarà adeguata all’entità della vessazione subita
Le prime indagini suggeriscono che le deflagrazioni siano state causate da malware progettato per surriscaldare e far saltarei cercapersone. Questo tipo di impresa, che implica l’uso di virus per compromettere dispositivi tecnologici, rappresenta una nuova forma di scontro che sposta lo scontro tradizionale nel regno della cyberwarfare.
Un’altra ipotesi caldeggiata dagli esperti è che i cercapersone possano essere stati compromessi (con la collocazione di microcariche) prima della loro distribuzione (dall’Iran) a Hezbollah, implicando un’infiltrazione profonda da parte dei servizi di intelligence israeliani o di una terza parte. I cercapersone, sebbene considerati antiquati rispetto agli smartphone, erano stati adottati da Hezbollah per la loro percepita sicurezza rispetto alle intercettazioni elettroniche.
Questa nuova dimensione dello scontro indica un’evoluzione nelle tattiche di combattimento, dove la tecnologia diventa un campo di battaglia cruciale. La risposta internazionale a quest’azione sarà probabilmente seguita da una serie di analisi e discussioni sulla sicurezza informatica e sulle implicazioni legali di tali azioni. L’accaduto dimostra che il contrasto tra Hezbollah e Israele non si limita più ai tradizionali scenari di scontro, ma si estende ora anche nello spazio virtuale, con conseguenze potenzialmente sconvolgenti.